A testa alta

A testa alta

Di Fabrizio Landolfi

Quello che abbiamo visto domenica scorsa all’Olimpico è una sintesi, amara si, ma non certo umiliante, della stagione che sta finendo. Una Roma impavida e vogliosa di lottare fino alla fine fa una figura tutto sommato egregia, ma perde per il rotto della cuffia contro la Juve dei record che continua a sembrare inarrestabile.

I giallorossi hanno perso una partita che, sebbene lo Scudetto fosse già assegnato, aveva la sua importanza. Lo avevamo detto la settimana scorsa: a prescindere dai punti in classifica, la Roma non vuole essere battuta dalla Juve e viceversa. Quindi non era affatto una sorta di amichevole, come si è visto anche dal forte agonismo messo in campo dai giocatori. Il finale è stato probabilmente il più amaro che si potesse immaginare, con i bianconeri che la spuntano proprio al 94’, quando lo 0-0 sembrava ormai certo, con un gol di Osvaldo. Un ex. Un attaccante che ha giocato due stagioni a Roma e che nessuno, quest’anno, ha mai rimpianto. Neppure quelli che lo consideravano tra i migliori in Italia (ebbene si, a Roma c’era anche chi diceva questo) e si erano indignati alla notizia della sua cessione al Southampton. Insomma, per noi romanisti quel pomeriggio di fine campionato all’Olimpico resterà un ricordo molto sgradevole, ma un dato positivo di cui prendere atto c’è. Questa squadra può anche perdere, ma in campo da sempre tutto (facendo eccezione per la trasferta a Catania, di cui abbiamo ampiamente parlato su questa rubrica). Negli anni, più volte ci siamo ritrovati a commentare delle sconfitte con sdegno e disappunto verso l’atteggiamento dei giocatori. Spesso abbiamo detto di essere pronti ad accettare una sconfitta, ma di non accettare atteggiamenti passivi da chi va in campo. Oggi finalmente abbiamo una Roma che ci mette le cosiddette “palle” (termine usato fin troppo nel mondo del calcio), ed è già un punto da cui partire per prendere la strada che porta ai successi. Per battere gli uomini di Rudi Garcia, qualsiasi squadra, anche la Juve Campione d’Italia che vi è riuscita due volte, deve sudare sette camicie. E’ quello che è avvenuto domenica scorsa, quando gli uomini di Conte hanno sofferto fino ai minuti di recupero.

Dei rammarici restano comunque, ed anche questa sconfitta, come tutte, è accompagnata da qualche polemica. In tanti recriminano, giustamente, per quel gol sprecato da Gervinho. Stavolta l’ivoriano, in effetti, l’ha combinata grossa: scattato in contropiede ed arrivato davanti a Storari, avrebbe potuto segnare molto facilmente e cambiare la storia del match a favore della Roma. Invece ha praticamente alzato la palla addosso al portiere bianconero, facendogli tirare un gran sospiro di sollievo. Qualcuno critica il tecnico Garcia per aver inserito nel secondo tempo Florenzi, anziché Ljajic, quando la squadra aveva bisogno di spingere al massimo e tenere palla nella metà campo avversaria. Tutto resta discutibile, ma in ogni caso la Roma ha rischiato di battere questa Juve (cosa che le era già riuscita in Coppa Italia), andando più volte vicina al gol. C’è da dire che anche i bianconeri avevano già rischiato di andare in vantaggio; a tal proposito, ha fatto veramente bene il portiere Skorupski, al suo esordio in campionato con la maglia giallorossa. Il giovane polacco ha dimostrato grande qualità, risultando decisivo almeno due volte.

 E’ poi impossibile non dire nulla sull’episodio della gomitata di Chiellini a Pjanic. E’ comprensibile che tale episodio sia sfuggito all’arbitro e ai suoi collaboratori (la moviola in campo è ancora un tabù) ma si tratta di una gomitata volontaria. Non a caso, il difensore toscano è stato squalificato per 3 giornate mediante la cosiddetta prova televisiva. Eppure il ct della nazionale Prandelli non ha pensato minimamente di escluderlo dalla sua lista di convocati, dimostrando una volta per tutte che quella cosa che è stata chiamata “codice etico” è solo un’operazione di facciata, fatta per sottolineare un’intransigenza, che in realtà non c’è, sul rispetto della lealtà. O forse la si applica quando, tutto sommato, conviene applicarla, ad esempio prima di una partita amichevole dell’Italia, di quelle in cui il risultato conta poco. Ma se si tratta di essere intransigenti ad un mese dal Mondiale (va sottolineato che l’Italia giocherà diverse amichevoli prima di Brasile 2014, quindi in linea teorica Chiellini poteva essere escluso solo per queste partite), e di esserlo con un giocatore su cui Prandelli conta molto, le cose cambiano. Il ct ha detto di non aver visto cattiveria in quel fallo, nonostante il Giudice Sportivo che ha comminato 3 turni di squalifica la pensi diversamente. 

Domenica prossima, con Genoa-Roma, finirà un campionato in cui la squadra giallorossa è tornata ad essere grande. La qualificazione diretta alla Champions League è un risultato prezioso. Nel futuro, ovvero già dalla prossima stagione, bisognerà fare ancora meglio e continuare ad inseguire il sogno tricolore. Per il momento, la Roma chiude a testa alta. 

Fabrizio Landolfi
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