Inspiegabile black-out mentale e la Juve passeggia, ma ora niente drammi

Inspiegabile black-out mentale e la Juve passeggia, ma ora niente drammi

Di Marco Cannaviccio

4-0. Non c’è molto altro da aggiungere quando un risultato è cosi ampio e lo scarto cosi netto, è evidente che la Juve è stata superiore alla Lazio e su questo siamo tutti d’accordo. Quello su cui bisogna però soffermarsi dopo una disfatta del genere sono gli aspetti che hanno portato a tale risultato e in questo caso le cause sono principalmente tre: l’aspetto fisico, tattico e mentale. Partiamo dalla forma fisica: la Juve corre di più. Basta questa frase per far capire come sia dura ad oggi per la Lazio affrontare una squadra che già le è superiore tecnicamente; quando si affrontano squadre più forti la prima regola che insegnano è ‘’se loro sono più bravi di te, tu devi correre più di loro’’, cosa che però stavolta non è avvenuta dato che la Juve in questo primo impegno stagionale ha dimostrato di essere già più in forma della squadra capitolina. Su questo punto non ci sentiamo di colpevolizzare Petkovic ed il suo staff, perché la Lazio ha corso abbastanza, non era lei ad andare tanto piano bensì la Juve a ‘’volare’’, quindi complimenti allo staff di Conte che ha già in mano una ferrari ben rodata. Secondo punto su cui bisogna soffermarsi è l’aspetto tattico e qui purtroppo Petkovic ha commesso degli errori. La cosa che faceva storcere il naso un po’ a tutti alla vigilia leggendo la formazione che sarebbe scesa in campo contro la Juve era la mancanza di un giocatore di interdizione (Gonzalez o Onazi) per far spazio ad una coppia non proprio ben assortita come Biglia e Ledesma. Dopo aver visto la partita possiamo dire con assoluta certezza che i dubbi erano fondati e che l’aver affrontato una squadra che fa della corsa e degli inserimenti dei suoi centrocampisti i loro punti di forza, è stato un errore che naturalmente abbiamo pagato; troppo simili Ledesma e Biglia, con il primo chiamato più a difendere che a fare altro mentre il secondo giostrava con più disinvoltura il pallone, ma cosi facendo il centrocampo di Petkovic è andato spesso in difficoltà di fronte alla rapidità e agli inserimenti degli uomini di Conte. Altro aspetto su cui bisognerà lavorare, anche se sarà molto difficile trovare soluzioni se non in sede di mercato dato che è un difetto congenito di questa squadra che si porta avanti da almeno due anni, è l’isolamento di Klose: il bomber tedesco appare sempre troppo isolato con il modulo ad una punta e anche quando la squadra fa girare bene il pallone, difficilmente poi riesce a rendersi pericolosa negli ultimi metri; ma questo è un difetto che solo l’acquisto di un altro attaccante di livello potrà aggiustare. Veniamo adesso al problema principale, al vero motivo della debacle nonché all’aspetto più preoccupante di tutta la questione: il crollo mentale dopo il secondo gol. Quello avvenuto al raddoppio della Juve l’altra sera è stato un classico black out che ha fatto prendere tre gol in quattro minuti alla squadra di Petkovic. Uno spettatore che non conosce storia e giocatori della Lazio sarebbe portato subito a pensare che la causa possa essere la più comune e cioè la giovane età e la poca abitudine della squadra a giocare partite di alto livello, ma non è cosi ed è questo l’aspetto grave. La Lazio, oltre ad essere praticamente la stessa squadra da un paio di anni a questa parte, ha un’età media molto elevata ed è piena di gente di comprovata esperienza, senza contare che sono tutti giocatori che hanno giocato la finale di Coppa Italia del 26 maggio scorso, partita che per tensione ed importanza supera di gran lunga questa finale di Supercoppa. Crollare psicologicamente è una caratteristica delle squadre giovani, piene di ragazzi magari talentuosi ma poco più che ventenni, a cui tremano le gambe e si abbattono facilmente; non è ammissibile che gente come Biava, Dias, Ledesma e Radu, tutti giocatori che hanno superato o sono intorno ai trenta anni e che hanno giocato a buoni livelli in carriera, vadano nel pallone e in meno di cinque minuti buttino al vento una partita intera perdendo completamente le misure in campo non riuscendo minimamente a reagire e a ricompattarsi. Questo è sicuramente l’aspetto più importante su cui lavorare, sperando che la ‘’batosta’’ serva comunque a compattare l’ambiente e a far riflettere accuratamente su cosa sia ancora migliorabile anche in sede di mercato dato che mancano ancora diversi giorni alla sua chiusura. In tutto ciò non bisogna comunque buttare tutto quello che di buono si è visto, poiché nonostante il risultato molto negativo, sino al raddoppio bianconero la Lazio non aveva demeritato, aveva fatto girare molto bene palla seppur non trovando l’affondo decisivo ed in generale aveva tenuto testa ad una Juve gagliarda, tonica e grintosa come se fosse già al top della forma. In definitiva ci sentiamo di affermare che questa sconfitta, per quanto pesante dal punto di vista del risultato, non deve creare troppi allarmismi perché la squadra è la stessa dello scorso anno con qualche piccolo innesto in più e, anche se è vero che ha diversi aspetti fondamentali da dover migliorare come ad esempio la tenuta mentale, è altresì vero che parte da una base invidiabile rispetto a molte altre squadre che hanno cambiato molto e sono ad oggi ancora un cantiere aperto senza aver la minima certezza del domani. 

Marco Cannaviccio
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