Roma - Lazio 0 - 1: I Giallorossi perdono la Coppa, tutto da rifare

Roma - Lazio 0 - 1: I Giallorossi perdono la Coppa, tutto da rifare

Di Fabrizio Landolfi

Domenica pomeriggio la Roma di Andreazzoli ha perso all’Olimpico la finale di Coppa Italia contro la Lazio, che si è aggiudicata il trofeo e l’accesso all’Europa League imponendosi per 1-0 con una rete di Senad Lulic al 70’. 

IL TABELLINO 

ROMA: Lobont; Marquinhos, Burdisso, Castan, Balzaretti (75' Osvaldo); De Rossi, Bradley; Lamela, Totti, Marquinho (82' Dodò); Destro. 
A disp.: Goicoechea, Svedkauskas, Romagnoli, Piris, Taddei, Florenzi, Perrotta, Tachtsidis, Pjanic, Lopez. All.: Andreazzoli 

LAZIO: Marchetti; Konko, Biava, Cana, Radu; Ledesma (52' Mauri); Candreva, Hernanes (83' Gonzalez), Onazi (90+1' Ciani), Lulic; Klose 
A disp.: Bizzarri, Strakosha, Dias, Pereirinha, Stankevicius, Ederson, Crecco, Floccari, Kozak. 
All.: Petkovic 

Marcatori: 70' Lulic 

E’ finita male questa sfida di Coppa Italia contro i rivali più acerrimi, così come purtroppo è finita male la stagione della Roma. Sapevamo che i giallorossi si giocavano molto, in questa finale in cui per la prima volta nella storia si contendevano un trofeo con la Lazio. Sarebbe inutile e stucchevole ribadire tutti i fattori che tenevano alta la posta in gioco, ma c’è grande amarezza nello stato d’animo del pubblico romanista, consapevole del fatto che quella di domenica resterà una pagina triste della storia della Roma. In campo abbiamo visto una partita molto tirata e poco spettacolare, come capita spesso nelle finali e soprattutto nei derby. Un primo tempo tutto sommato equilibrato, con le difese molto attente a non lasciare spazi, ma anche tanti falli ed interruzioni che hanno continuato ad essere frequenti anche nella ripresa. Qualche occasione da gol per parte aveva fatto alzare i battiti al pubblico, ma dopo 45 minuti di gioco lo 0-0 era il risultato più logico, semmai nel calcio si possa considerare logico qualcosa. Nella ripresa i giallorossi sono andati vicini al gol con Mattia Destro, che però non ha saputo trovare la freddezza per battere Marchetti, così come gli era capitato nel primo tempo, in occasione di un colpo di testa da posizione ravvicinata. Destro alla fine è stato preferito ad Osvaldo da Andreazzoli, sebbene alla vigilia si ipotizzasse il contrario. Per il resto, il tecnico toscano non ha fatto sorprese: come previsto Marquinhos è stato schierato sulla destra, dove però non sembra a suo agio come al centro, Pjanic è rimasto in panchina lasciando il posto a centrocampo a Bradley, mentre Totti ha giocato nel ruolo di regista, piuttosto lontano dalla porta e da Destro. Al 70’ la Lazio ha trovato il gol del vantaggio, firmato Lulic. Si sperava in una reazione veemente dei giallorossi, dato che il cronometro lasciava ancora speranze di recupero. Ma appena passata in svantaggio, la Roma si è spenta completamente. Fino alla rete di Lulic avevamo visto una squadra non certo perfetta, ma che dava la sensazione di poter arrivare al gol con le azioni che impostava. Due minuti dopo il gol subìto, i giallorossi hanno sfiorato il pari con una punizione di Totti, deviata sulla traversa dal portiere laziale Marchetti. Poi solo tanta inconcludenza. Gli uomini di Andreazzoli sono andati in affanno fisicamente, ma soprattutto non riuscivano a costruire un’azione pericolosa con palla a terra, quindi hanno provato ad affidarsi ai lanci lunghi mentre la Lazio temporeggiava, com’era prevedibile visto il vantaggio. Purtroppo, sui lanci e sulle palle alte i biancocelesti sono arrivati sempre per primi, neutralizzando i tentativi della Roma, spesso per mano dello stesso Marchetti, e controllando tranquillamente la partita. Andreazzoli ha provato ad inserire Osvaldo al posto di Balzaretti, poi Dodò al posto di Marquinho, ma nessuno dei due è riuscito ad entrare in partita. Ed è stato così, che la Lazio si è aggiudicata questa finale-derby in cui ha dimostrato di essere più squadra e di avere più carattere rispetto ai giallorossi. Inutile recriminare sul fatto che la partita sia stata decisa da un episodio, poichè tutte le partite vengono decise dagli episodi. Il punto è che questa Roma convive da tanto tempo con gli stessi problemi: troppa fragilità caratteriale, troppa poca organizzazione di gioco e qualità in mezzo al campo. Francesco Totti ha corso come un ventenne per trequarti di gara, inseguendo gli avversari anche a ridosso della sua area di rigore, ha confezionato qualche assist importante per i suoi compagni, e non ultimo è andato vicino al gol dopo lo svantaggio, seppure da calcio piazzato. Nel finale ha avuto un calo anche lui, ma resta comunque uno dei pochi “salvabili” tra i giallorossi, insieme a Marquinho e Burdisso, che se non altro hanno messo in campo una certa grinta e personalità. De Rossi è apparso ancora sottotono, come succede da troppo tempo: è ora che il vicecapitano faccia chiarezza, serenamente, su quali sono i problemi che ne hanno peggiorato le prestazioni in questo modo, nonchè su cosa vuol fare nel futuro. Ma i giocatori su cui si direbbe che la Roma non può puntare, stando a quello che abbiamo visto quest’anno, sono tanti. Ora che anche la Coppa Italia è andata possiamo dirlo: questa squadra ha vissuto una stagione fallimentare, quindi c’è molto da ricostruire in vista della prossima stagione. Cambiare ancora allenatore sarà necessario, ma non basta. A tal proposito, l’arrivo di Allegri dovrebbe essere imminente, o almeno molto probabile. Ma è ora che la società, che non ha portato la Roma da nessuna parte in questi due anni, si renda conto di dover cambiare politica, se davvero ha l’obiettivo di portare la squadra ai vertici del calcio italiano (di quello europeo non è il caso di parlare, dato che anche il prossimo anno i giallorossi saranno fuori dalle coppe). Ben venga Massimiliano Allegri, o qualunque bravo tecnico che ha esperienza nel calcio italiano e nei palcoscenici importanti dove c’è una certa pressione, ma al futuro Mister bisognerà anche mettere a disposizione una squadra fatta di giocatori affidabili, vogliosi di dare tutto in campo e con la giusta mentalità e qualità. Dopo due stagioni negative (in realtà sono tre, ma nella prima la Roma era ancora nelle mani della vecchia proprietà), il pubblico romanista è stufo di illudersi e sognare una squadra che poi non si materializza. 

Fabrizio Landolfi
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