
Anche Glazer, Mr. United si inchina: ha 6 miliardi in meno
DANIELE GALLI
Ricco. Così ricco da fare schifo. Il patrimonio
personale di George Soros viene stimato in 9
miliardi di dollari. Ovvero, 5670 milioni di
euro. Ovvero ancora, circa 11mila miliardi di lire.
Nella classifica dei plurimiliardari stilata da Forbes
questo anziano (78 anni) magnate americano di origini
ungheresi è al 97esimo posto assoluto. Un poveraccio?
Sì, se il confronto è con il capoclassifica
Warren Buffett, 62 miliardi di dollari e investimenti
ovunque, dalla Coca Cola alle compagnie assicurative
di mezza America. No, se paragoniamo il deposito
di dobloni di Soros a quello del ricco per antonomasia,
Donald Trump, che vanta un patrimonio
personale di “appena” 3 miliardi di dollari o a quello
di grandi imprenditori di Hollywood come George
Lucas di Guerre Stellari (3,9) o Steven Spielberg di
Jurassic Park (3). Tanto per capirci, avete presente
Steve Job? Beh, il papà di Apple è solo al 189 posto
della graduatoria con 5,4 miliardi di dollari sul conto
in banca. Una miseria, rispetto a Soros. Persino il
nababbo di Sky, Rupert Murdoch, deve inchinarsi alla
potenza economica dell’uomo che sogna di possedere
la Roma: con 8,3 miliardi Forbes lo inserisce
al numero 109 della classifica dei più danarosi del
mondo. Come dire: Zio Paperone e Rockerduck.
Dietro, parecchio dietro, laggiù nelle retrovie c’è invece
John Fisher, l’altro pretendente allo scettro di
Trigoria. La rivista americana lo piazza solo al
743esimo posto. Agli occhi dei romanisti potrebbe
sembrare un semplice benestante. Errore. Laureato
alle Princeton, proprietario dei marchi di abbigliamento
Gap, Old Navy, Banana Republic, Piperlime,
Forth & Towne, Fisher già possiede una società
sportiva a Oakland. Roba di baseball, però. Mica di
coppe e di campioni. Il suo patrimonio ammonta a
circa 1,6 miliardi di dollari. Non sarà Soros, ma...
Nell’elenco di Forbes ci sono i vincenti del pallone.
Gli uomini d’oro. Quelli che hanno rilevato società
sull’orlo del fallimento portando in dote gloria,
onore, campioni e tanto danaro. È il caso del Chelsea.
Roman Abramovich, il petroliere russo che si innamorò
dello Stamford Bridge semplicemente vo-
R
landoci sopra, è 15esimo in classifica con 23,5 miliardi
di dollari. Abramovich comprò il club per 60
milioni di sterline, se ne accollò altri 80 di debiti pregressi
e ne spese altri 100 per una campagna acquisti
sontuosa. Niente petrolio, ma partecipazioni nell’industria
dell’acciaio e delle telecomunicazioni
hanno fatto la fortuna di uno dei magnati dell’Arsenal,
Alisher Usmanov (patrimonio di 9,3 miliardi di
dollari). L’altro azionista di riferimento dei Gunners,
l’americano Stanley Kroenke (428esimo nella
lista di Forbes, con 2,7 miliardi), è l’uomo dei ranch.
Ne possiede cinque, immensi, tra Montana, Wyoming,
California e Canada. È invece "ricco di famiglia"
Malcolm Glazer, magnate a stelle e strisce del
Manchester United (462esimo posto con 2,5 miliardi),
ma pure dei Tampa Bay Buccaneers, franchigia
della NFL (Football americano). Non sempre bisogna
girare il mondo per trovare qualche riccone con
l’hobby del pallone. In Italia ce n’è uno che non ha
bisogno di presentazioni. Secondo la graduatoria di
Forbes, Silvio Berlusconi (90esimo con 9,4 miliardi
di dollari) ha più soldi di Soros. A volte, la passione
per il pallone si fonde con quella per l’automobilismo.
L’austriaco Dietrich Mateschitz, 260esimo posto
di Forbes con 4 miliardi, ha dato vita con il partner
thailandese Chaleo Yoovidhya alla Red Bull. Allo
stesso tempo una bevanda energetica, una scuderia
di Formula 1 e due società di calcio: Red Bull Salisburgo
e New York Red Bulls. Piloti e calciatori è un
connubio che piace anche a Bernie Ecclestone
(288esimo, 3,7 miliardi), che con Flavio Briatore gestisce
il Queens Park Rangers, seconda divisione inglese.
E dire che la Roma quattro anni fa era finita nel
mirino di qualcuno dei multimiliardari di Forbes. Il
numero uno della Nafta Mosca, il petroliere Suleyman
Kerimov, 36esimo con 17,5 miliardi, avrebbe
voluto imitare il connazionale Abramovich, ma l’interessamento
non si tramutò in una trattativa concreta.
In ogni caso, la società giallorossa viene già foraggiata
da uno di loro, l’egiziano Naguib Sawiris
(60esimo con 12,7 miliardi), numero uno di Orascom.
Ma soprattutto del main sponsor romanista,
Wind. Wind of change.
(Fonte il Romanista)
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