Anno nuovo, ritorno al passato

Anno nuovo, ritorno al passato

Di Marco Cannaviccio

Il detto dice: anno nuovo, vita nuova. Mai come in questo caso però, in casa Lazio questa frase non rispecchia fedelmente la realtà. Il tanto agognato e richiesto cambio di allenatore è finalmente avvenuto ma di nuovo dalle parti di Formello c’è ben poco: è Edy Reja difatti il nuovo mister biancoceleste, ovvero l’ultimo allenatore che si era seduto sulla panchina laziale prima dell’arrivo di Petkovic, quindi non proprio una novità. Sulla scelta a breve termine poche perplessità: Reja conosce l’ambiente come pochi, è un uomo capace di compattare il gruppo (come da lui stesso già fatto quando arrivò a sostituire Ballardini ndr) e dovrebbe assicurare i punti salvezza che al momento servono alla compagine biancoceleste prima di poter pensare a qualsiasi altro obiettivo. Se per quanto riguarda la stagione in corso di meglio era difficile trovare e la soluzione Reja risulta essere la più affidabile e sicura, il discorso cambia se pensiamo al prossimo anno. L’idea iniziale che era balenata nella testa di Tare e Lotito era probabilmente quella di richiamare Reja per sei mesi, il tempo di fargli togliere le castagne dal fuoco, per poi virare con decisione su un allenatore giovane ed emergente come poteva essere Murat Yakin del Basilea. Purtroppo per la dirigenza laziale, questi piani sono stati bruscamente frenati dalla non disponibilità del mister friulano a ricoprire il ruolo di semplice traghettatore fino a giugno per poi farsi da parte. Ci si ritrova cosi in una situazione paradossale: se fino a giugno Reja sarà considerato come il saltatore della patria, è assai probabile che il suo gioco difensivo, il suo calcio vecchio stile e la riluttanza nel far giocare i giovani, non saranno ben visti durante la prossima stagione al di là dei risultati che verranno conseguiti sul campo, come avvenne durante l’ultima stagione di permanenza del mister friulano qui a Roma prima di lasciare il posto a Petkovic. Sembrerà un’assurdità ma, a parte quando non vi erano alternative e si stava per retrocedere, durante gli altri due anni di permanenza nella capitale, nonostante abbia sfiorato in entrambe le stagioni la qualificazione in Champions, mister Reja non è mai stato amato dall’ambiente laziale e anzi molte volte contestato anche dopo le vittorie. Questo avveniva per quel suo modo di proporre un calcio antico e atto principalmente a non prenderle, adatto alle squadre che si devono salvare, ma che in una piazza come Roma ha davvero poco appeal. Ecco quindi che, seppure acclamato dalla piazza e rivoluto da tutto l’ambiente, l’aver dovuto far firmare un contratto di un anno e mezzo al mister ex Napoli potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Personalmente rimango della mia idea e cioè che, prima di chiamare Reja bisognava cercare un tecnico in grado non solo di poter gestire questa seconda parte di stagione, ma anche di poter ricostruire a giugno un nuovo progetto con durata pluriennale. Un allenatore giovane, capace e che conosca l’ambiente romano sulla piazza esiste e risponde al nome di Roberto Di Matteo, ma probabilmente la società Lazio nella persona del Presidente Lotito non riesce ancora a vedere al di là del proprio naso. Altro punto da tenere sotto osservazione sono i rapporti che intercorrono tra il neo allenatore biancoceleste e l’attuale patron della Lazio; come con quasi tutti, anche con Reja Lotito non si era lasciato bene: litigate, campagne acquisti disattese e dimissioni respinte sono solo alcune delle situazioni a cui il popolo laziale ha dovuto assistere negli anni di gestione Reja. Oggi però tutto sembra cambiato, tutti si sono scordati le cose brutte e anzi ricordano solo quelle belle, ma sarà davvero cosi? Noi ce lo auguriamo, ma chissà. Non ci resta quindi che sperare e vedere come si evolveranno le cose in casa Lazio, con l’arrivo di un allenatore che al momento avremmo visto meglio come semplice traghettatore e non come punto di partenza per un nuovo ciclo, per non dover rivivere situazioni passate e già ampiamente trattate al tempo e che alla fine portarono all’allontanamento di Reja dalla panchina della Lazio.

Marco Cannaviccio
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