El Shaarawy non gioca, beffata ai rigori l'Italia dei centrocampisti

El Shaarawy non gioca, beffata ai rigori l'Italia dei centrocampisti

Di Fabrizio Landolfi

Giovedì sera l’Italia è stata battuta ai calci di rigore dalla Spagna di Del Bosque, nella semifinale di Confederations Cup giocata a Fortaleza. Dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari, è stato decisivo l’errore del difensore azzurro Bonucci sul settimo rigore calciato. La Spagna accede quindi alla finale del torneo, nella quale affronterà il Brasile di Scolari, mentre l’Italia si dovrà accontentare della finale per il terzo posto, da giocare contro l’Uruguay. 
 

 IL TABELLINO 

Spagna: Casillas; Arbeloa, Piqué, Sergio Ramos, Jordi Alba; Xavi, Busquets, Iniesta; Silva (53' Navas), Torres (4' pts Martinez), Pedro (78' Mata). All.: Del Bosque. 

Italia: Buffon; Barzagli (46' Montolivo), Bonucci, Chiellini; Maggio, De Rossi, Pirlo, Giaccherini; Candreva, Marchisio (79' Aquilani); Gilardino (1' pts Giovinco). All.: Prandelli. 

Rigori: Candreva gol (I), Xavi gol (S), Aquilani gol (I), Iniesta gol (S) De Rossi gol (I), Piqué gol (S), Giovinco gol (I), Sergio Ramos gol (S), Pirlo gol (I), Mata gol (S), Montolivo gol (I), Busquets gol (S), Bonucci sbagliato (I). 


L’avventura dell’Italia in questa Confederations Cup 2013 è finita in modo amaro. Da oggi, alla storia della nostra nazionale si aggiunge un altro capitolo sui fatidici calci di rigore. Perchè è vero che abbiamo conquistato una Coppa del Mondo battendo la Francia proprio grazie alla cosiddetta “lotteria”, ma la stessa ci è stata più volte fatale. Con l’Argentina di Maradona nel ’90, con il Brasile nella finale di Usa ’94 (la prima, nella storia, a decidersi ai rigori), con la Francia nel ’98, con la stessa Spagna all’Europeo del 2008. Fino ad arrivare a Fortaleza, dove gli azzurri hanno tenuto testa alle Furie Rosse, perdendo solo dopo sette calci di rigore. D’accordo, non siamo ai Mondiali, nè agli Europei, ma chiunque abbia a cuore la maglia della nazionale, ieri sera vedendo la partita ha avvertito l’emozione delle grandi occasioni. Gli azzurri in questa semifinale erano nettamente sfavoriti dai pronostici: un po’ tutti, compreso il sottoscritto, gli davamo poche speranze di giocarsela contro i Campioni d’Europa e del Mondo, soprattutto per via dell’assenza di un giocatore fondamentale come Mario Balotelli. Ma a volte il campo, quando parla, smentisce anche le disamine che sembrano più logiche. Gli azzurri hanno lottato alla pari contro l’avversario che un anno fa li aveva battuti per 4-0, a tratti hanno giocato addirittura meglio. Una Spagna spenta come non mai, lenta e probabilmente in affanno dal punto di vista fisico, ha avuto qualche occasione da gol, ma l’Italia ne ha avute altrettante. Gli uomini di Del Bosque per lunghe fasi del match hanno avuto un atteggiamento attendista, cosa assolutamente insolita ed imprevedibile, mentre gli azzurri cercavano di attaccare con un gioco corale e tanti scambi. In campo, sembrava quasi che le cose si fossero invertite: ognuna delle due formazioni giocava come ci saremmo aspettati che giocasse l’altra. Sui calci di rigore c’è poco da dire: quando dopo i primi cinque tiri si è ancora sul pari, andare sul dischetto diventa sempre più difficile a livello psicologico. Chiunque può sbagliare, ed è capitato a Leonardo Bonucci, che tra l’altro non è certo uno specialista. Nei primi novanta minuti e nei supplementari l’Italia ha fatto bene, ma purtroppo è mancato il tocco decisivo in avanti: nella formazione scelta da Cesare Prandelli (la stessa che si riteneva probabile alla vigilia), non c’era un attaccante che facesse la differenza in modo netto, per estro e qualità. C’erano tanti bravi centrocampisti: sei nel modulo iniziale, addirittura sette nel secondo tempo, con lo spostamento di Daniele De Rossi in difesa, dovuto all’infortunio di Barzagli (sostituito da Montolivo). Perchè a prescindere dallo schema tattico, nè Candreva nè Giaccherini, tantomeno Marchisio, possono essere considerati dei veri attaccanti. Alberto Gilardino, che al contrario è un vero attaccante, ha cercato di darsi da fare, ma non è riuscito a giocare tanti palloni, per poi fermarsi completamente negli ultimi minuti regolamentari. Il centravanti del Bologna ha stretto i denti, restando in campo nonostante evidenti problemi fisici che lo costringevano a zoppicare, poi è stato sostituito da Sebastian Giovinco in vista dei supplementari. Probabilmente Prandelli avrebbe dovuto effettuare il cambio leggermente prima, viste le condizioni di Gilardino, ma il punto non è solo questo. Più che altro viene da domandarsi: perchè Giovinco e non El Shaarawy? Si era detto che quest’ultimo non fosse in buone condizioni fisiche, eppure contro il Brasile ha giocato per venti minuti. A rigor di logica, contro la Spagna il Faraone del Milan doveva essere in grado di giocare almeno i supplementari, anche perchè gli altri uomini in campo, di entrambe le squadre, non erano certo freschi. Forse non è così, forse Prandelli ha ritenuto che El Shaarawy non potesse giocare nemmeno uno spezzone, ma allora non si capisce perchè lo abbia portato in panchina (in realtà non solo contro la Spagna, ma dall’inizio della Confederations Cup). Il vero motivo della scelta del c.t. non si conosce, anche perchè leggendo i giornali e le interviste, sembra che nessun cronista abbia indagato più di tanto. Ma questa nazionale aveva proprio bisogno di un attaccante veloce, bravo tecnicamente e con un ottimo tiro, come Stephan El Shaarawy. Con un giocatore di questo tipo c’erano più possibilità di superare la difesa spagnola e trovare il gol, piuttosto che puntare sui cross dei vari Maggio, Candreva e Giaccherini (giocatori che vanno comunque elogiati per la prova contro la Spagna). E’ anche possibile che il mancato utilizzo di El Shaarawy sia dipeso da una semplice scelta tecnica: magari Prandelli, a differenza di chi scrive, tra Giovinco e l’italoegiziano preferisce il primo. In ogni caso, questa Italia ha bisogno di un attaccante di fantasia, che possa saltare l’uomo, dribblare e creare dai 16 metri in poi, anche in vista del Mondiale che si giocherà tra un anno. Al di là di tutto ciò, vanno fatti i complimenti agli azzurri per la prestazione fornita in questa semifinale, per il coraggio e l’impegno: la Spagna ha giocato al di sotto delle sue possibilità, ma se in centoventi minuti non è riuscita a piegare l’Italia, non è solo per suo demerito. Ora ci resta la possibilità di conquistare il terzo posto, nella sfida con l’Uruguay di Tabarez, che è una squadra ostica e tenace, ma i nostri non sono da meno. 

Fabrizio Landolfi
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