Napoli – Atalanta 1-3: giù il sipario

Napoli – Atalanta 1-3: giù il sipario

Di Paolo Esposito

NAPOLI – L’Atalanta umilia il Napoli a domicilio. Bonaventura, Bellini e Carmona spengono le speranze di Lavezzi, che pure aveva agguantato il momentaneo pari. La squadra azzurra dura di fatto solo un tempo, per poi calare e spegnersi definitivamente nella ripresa. Escono tutti tra i fischi, meritatamente, e in curva c’è chi ha capito davvero dove sta il problema.

LA RIFLESSIONE – Parlare di questa partita dal punto di vista del Napoli è come fare un riassunto del manuale del perfetto suicida. La squadra intera non è mai in partita, molti sono fuori ruolo, altri non hanno evidentemente il passo per giocare in serie A. Campagnaro crede di avere il dono divino che fu di tale Diego M. Fernandez è costantemente anticipato da Denis, Grava, onore al merito, ma adesso basta. Dossena non scende mai. Hamsik fa l’Hamsik nella partita in cui dovrebbe fare l’Inler, che non c’è, ma quando entra se ne accorgono in pochi. Gargano recupera il pallone e sistematicamente lo perde. Lavezzi e Cavani sono due ectoplasmi, mentre Pandev unisce ad una prova incolore l’ulteriore macchia di un gesto inqualificabile, che gli costa il rosso diretto. Mazzarri si difende come può. E’ un allenatore che non riesce ad applicare sistemi di gioco diversi rispetto al suo classico e stantio 3-4-2-1, ormai lento e prevedibile. Preferisce schierare gli uomini nel posto sbagliato piuttosto che dire cose diverse ai suoi in campo. Ma attenzione a parlare di crollo, perché la sconfitta interna contro l’Atalanta non lo è affatto. E’ solo la naturale evoluzione di una situazione che si trascina dal mercato estivo e che a gennaio ha trovato il giusto trionfo in un’ottusa perseveranza. Che i soldi provenienti dalle floride casse azzurre siano stati insindacabilmente gettati al vento è fin troppo evidente. Fernandez, Britos, Fideleff, Inler, Dzemaili, Donadel, Santana, Pandev e da ultimo Vargas, per un totale di quasi cinquanta milioni. Tutto inutile, o meglio, poco incisivo. E la rabbia maggiore è che per un pugno di Euro si è persa la possibilità di prendere giocatori che ad occhi chiusi avrebbero fatto meglio di questi, Criscito, Vidal e Vucinic, tanto per fare tre nomi a caso. La colpa più evidente di questa società è stata proprio il non voler fare il salto di qualità, e di questo oggi paga le conseguenze. L’artefice del miracolo non può che essere il padrone di casa. Un lato positivo in questo scempio c’è, ed è che la gente, i tifosi, quelli che pagano il biglietto per andare allo stadio riempiendolo ancora una volta nonostante il freddo mercoledì e l’avversario non proprio blasonato, hanno capito che la colpa è solo di De Laurentiis. Lui che parla tanto di azienda, di profitti, di bilanci in ordine, ha tirato troppo la cordicella del cuore degli appassionati. Cuore che non ha prezzo, non deve essere annualmente sottoposto al giudizio dei revisori contabili e, ciò che più importa, non gliene frega niente di tutto ciò. Se l’immagini, il presidente, un ragionamento tra due tifosi uscendo dallo stadio dopo aver preso tre gol in casa ed essere stati in balia completa dell’Atalanta. Sicuramente avranno parlato del fair play finanziario.

Paolo Esposito

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