Napoli – Juve rinviata per motivi di ordine pubblico, ma piovono polemiche

Napoli – Juve rinviata per motivi di ordine pubblico, ma piovono polemiche

Di Paolo Esposito

E’ il sei novembre del duemilaundici, ma sembra il Medioevo. Sia chiaro, non il Medioevo cosiddetto “basso”, quello della rinascita dell’anno Mille, della scolarizzazione e dell’avvento di concetti di moderna vita sociale, come i Comuni, per esempio. Medioevo inteso con accezione negativa, quella che evoca persecuzioni, emarginazioni, finanche limitazioni alla libertà personale per chi non la pensa in un determinato modo. Un modo che, tuttavia, è definito dagli stereotipi, dai luoghi comuni, dalle dicerie e dal marchio di fabbrica che l’opinione pubblica ha impresso su un determinato argomento.

Per cominciare a fare nomi e cognomi, per l’opinione pubblica le parole Napoli e buon senso non possono essere inserite nel contesto di un’unica frase, previa negazione di una delle due. Non è possibile, sempre per l’opinione pubblica, che a Napoli ci sia un’autorità che comanda, per esempio un Prefetto. A Napoli, in barba ai detrattori, un Prefetto c’è, si chiama Andra De Martino. Dice che non si può giocare a calcio semplicemente perché se si spostano le forze dell’ordine da zone colpite dai nubifragi, come ad Arco Felice, in cui un uomo è morto schiacciato da un albero, al piazzale antistante il San Paolo, potrebbe sorgere più di un problema sotto il profilo dell’ordine pubblico.

Tuttosport, al contrario, pensa che basti un po’ di sole alle quattro del pomeriggio per giocare comunque, omettendo colpevolmente di raccontare che un po’ più tardi un altro acquazzone ha colpito la città di Napoli. L’eventualità che a partita in corso sarebbe sicuramente scattata una nuova emergenza non sfiora nemmeno la mente del direttore del giornale, Paolo De Paola, paradossalmente di origine napoletana.

Ancor più scandalosa è la figura dell’opinionista, ossia uno sfaccendato che va in televisione a vomitare il suo prezzolato pensiero. Ed ecco che ad ergersi a protagonista, stavolta, è Michelangelo Rampulla, dalle frequenze televisive di 7Gold. L’ex portiere della Juve afferma testualmente che “a Napoli le sparatorie sono frequenti, all’ordine del giorno”. Poi ancora “tante persone muoiono a Napoli, quindi se in passato le partite sono state disputate, si doveva giocare anche stasera”. La chiusura è da premio Nobel per la pace: “Un morto a Pozzuoli è come se ci fosse stata una sparatoria, e quindi non c’era motivo di rinviare la partita”. Questa gente ha capito che il calcio, qualche volta, passa in secondo piano? Sarebbe stato interessante assistere ai commenti degli stessi in caso di una seconda Genova, in Campania.

A proposito di Genova, la chiosa su questa squallida messa in scena socio-pallonara è da dedicare al grande Paolo Villaggio. Il Ragionier Ugo Fantozzi del cinema e della televisione mette il punto esclamativo sulla crisi culturale che attraversa il nostro Paese di questi tempi. Nel commentare la mancanza di precauzioni in vista dell’alluvione che ha colpito la sua città, il suddito del Megadirettoregalattico è “colpito, ma anche vaghissimamente indignato, perchè i liguri hanno la presunzione di essere una cultura anglosassone, diversa dalla cultura sudista borbonica, che è forse la piaga di tutta l’Italia”.

E su questo commento, inutile, gratuito, patetico e grottesco, il pubblico pagante chiede cortesemente di abbassare il sipario. Lo spettacolo è durato fin troppo.

Paolo Esposito

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