Tutto secondo previsioni, ma Petkovic inizia a preoccupare

Tutto secondo previsioni, ma Petkovic inizia a preoccupare 

Di Marco Cannaviccio

Il derby post 26 maggio non poteva andare diversamente: troppa euforia attorno agli eroi che ci hanno fatto vivere quell’esperienza indimenticabile, poca tensione prima della stracittadina e soprattutto la tanta rilassatezza nell’ambiente hanno creato un clima da amichevole per una partita che fino allo scorso anno valeva quasi una stagione intera. Questo clima cosi da ‘’come va va’’ ha condizionato i giocatori, che già avevano dato segnali di questo tipo in altri frangenti, i quali hanno cosi dato vita ad una prestazione scialba, piatta e senza mordente. Partiamo da un presupposto: la Roma, nonostante il risultato sia di 2-0 per loro, non ha espresso un gran gioco o un gran calcio, anzi il primo tempo sembrava giocato da due squadre imbranate incapaci a compiere anche il più semplice dei gesti in campo; ma nella ripresa i giallorossi, oltre ad aumentare il ritmo, hanno messo in campo quella voglia, quella cattiveria e fame che ai biancocelesti sono mancate per tutto il corso della partita. La Lazio ha giocato solo per il pareggio, per portare a casa uno 0-0 che dalle parti di Formello sarebbe stato vissuto come una vittoria proprio per il fatto che i ragazzi di Petkovic godono ancora di un credito quasi illimitato quando si parla di sfidare i rivali cittadini. Questo atteggiamento comunque era stato ampiamente preventivato ma purtroppo la città di Roma quando per quanto riguarda il calcio vive di eccessi ed era quindi inevitabile che avvenisse un calo di tensione in questa partita. E’ vero che la colpa maggiore di questo clima di rilassatezza ce l’hanno i tifosi, i quali sono i primi a non far altro che ricordare quella data (26 maggio 2013 ndr) che rappresenta la più grande ed inossidabile vittoria ai danni degli odiati cugini, ma è anche vero che il pubblico queste cose se le può permettere mentre i giocatori no. I tifosi fanno bene a parlare sempre di quella partita, a vantarsene, a prendere in giro i rivali e ci sta che loro per una volta non abbiano sentito questa sfida con la solita tensione e adrenalina, ma a chi scende in campo questo onore non è concesso. Loro dovrebbero sempre dare tutto e ripartire da zero dopo le vittorie, ma questo non è accaduto ed il motivo è anche molto semplice: questi giocatori non sono abituati a vincere, non sono campioni affermati che sanno sopportare tensioni, vincere e poi ripartire con la stessa fame di prima. La formazione scesa in campo contro la Roma era formata esattamente dagli stessi calciatori che vestivano la maglia laziale lo scorso anno; si parla di gente che ormai ha raggiunto l’apice con questa maglia ( e non solo), ragazzi ormai che hanno superato i trenta anni e che, dopo un a vittoria cosi dispendiosa dal punto di vista mentale, hanno ormai le energie nervose scariche e non riescono a trovare più la fame e la voglia di vincere ad ogni costo come invece ha giustamente dimostrato di avere la Roma. Se questa sconfitta per il pubblico laziale è una delle più indolori degli ultimi anni, c’è comunque un aspetto che preoccupa l’ambiente da diverso tempo e riguarda l’allenatore: Petkovic da ormai troppo tempo sembra essere cambiato. Appena arrivato diede un gran bel gioco alla Lazio, fluido, lineare, fatto di sovrapposizioni, volto sempre all’attacco e a cercare di vincere la partita. Ora invece sembra di rivedere molte volte la Lazio di Reja, lenta, sempre sulla difensiva e mai propositiva, con un modulo che per il momento non riesce ad adattarsi allo stato di forma della squadra, insomma un bel passo indietro rispetto a quello che ci aveva fatto vedere la prima parte della scorsa stagione. Sicuramente il mercato non ha aiutato le scelte del mister, ma quello che chiediamo da adesso in poi è di provare a variare sia per quanto riguarda l’assetto tattico, sia gli uomini. La Lazio non segna e crea pochissimo, serve gente offensiva in campo: sfruttare più possibile Ederson, provare Felipe Anderson e Perea appena saranno pronti e piena fiducia a Keita, insomma più varietà nelle scelte offensive. Questo è il momento di osare, di dimostrare coraggio e di dare una scossa alla squadra con l’innesto di giovani ragazzi con fame e voglia di arrivare, perché sappiamo tutti che questo allenatore se vuole sa dare un gioco veloce e divertente, per cui bisogna provarci mister, che tanto da perdere non abbiamo nulla. 

Marco Cannaviccio
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