Italia - Messico 2 - 1: Buona prova degli Azzurri, decisivi Pirlo e Balotelli

Italia - Messico 2 - 1: Buona prova degli Azzurri, decisivi Pirlo e Balotelli

Di Fabrizio Landolfi

Domenica sera l’Italia di Cesare Prandelli ha fatto il suo esordio nella Confederations Cup, vincendo 2-1 contro il Messico al Maracanà di Rio de Janeiro. Gli azzurri sono andati in vantaggio al 27’ grazie all’ennesima prodezza su punizione di uno straordinario Andrea Pirlo, per poi subire il pareggio dopo sette minuti, siglato dal messicano Hernandez su calcio di rigore. Nel secondo tempo, dopo aver attaccato a lungo, l’Italia ha trovato il gol del 2-1 con Balotelli al ’78. 

IL TABELLINO 

Messico: Corona; Flores, Rodriguez, Moreno, Salcido; Zavala (85' Jimenez), Torrano; Aquino (53' Mier), Dos Santos, Guardado; Hernandez. 
A disp: Talavera, Reyes, Molina, Barrera, De Nigris, Meza, Herrera, Torres, Ochoa. 
All. De La Torre 

Italia: Buffon; Abate, Barzagli, Chiellini, De Sciglio; Montolivo, Pirlo, De Rossi; Marchisio (68' Cerci), Giaccherini (87' Aquilani); Balotelli (85' Gilardino). 
A disp: Diamanti, Marchetti, Maggio, Astori, Candreva, Giovinco, El Shaarawy, Bonucci, Sirigu. 
All. Prandelli 

Marcatori: 27' Pirlo (I), 34' Hernandez (M), 78' Balotelli (I) 

Un esordio positivo per la nostra nazionale: nella cornice di uno stadio suggestivo come il Maracanà, gli azzurri hanno fatto una buona figura, allontanando il sospetto che avevamo alla vigilia, cioè quello di vedere in questa Confederations Cup un’Italia molle e fuori condizione. I sospetti in realtà erano leciti, viste le prove incolori contro Rep.Ceca ed Haiti di pochi giorni fa, ma ha avuto ragione la tesi secondo cui in quelle due partite agli azzurri mancavano più gli stimoli, che non la forma fisica. Contro il Messico abbiamo visto una squadra motivata e vogliosa di fare bene, che non si è certo risparmiata. Prandelli ha scelto il modulo con Balotelli da solo in attacco e i due juventini Marchisio e Giaccherini alle sue spalle. Più che un 4-3-2-1 ad albero di Natale, si tratta di un 4-5-1 in cui l’attaccante del Milan lotta per tenere impegnata la difesa avversaria, mentre i centrocampisti cercano di inserirsi più possibile nelle azioni d’attacco. Sulle fasce l’Italia non ha sofferto, pur avendo il solo Giaccherini come punto di riferimento (oltre ai terzini), quindi in fase di copertura la soluzione studiata dal c.t. si è dimostrata valida. Tuttavia, c’è l’impressione che con un attaccante in più in campo, gli azzurri sarebbero arrivati più facilmente al tiro in porta. El Shaarawy merita di giocare, ha talento, tecnica e velocità che servono a questa nazionale, quindi nelle prossime gare si spera di vederlo in campo, sempre se la sua condizione fisica sarà buona. Al Maracanà sono stati decisivi più di tutti i due giocatori più talentuosi, Pirlo e Balotelli. Il primo ha confermato ancora una volta la sua precisione formidabile nei calci piazzati: sulla punizione che ha portato in vantaggio gli azzurri, il portiere messicano sarebbe potuto intervenire meglio, ma resta il fatto che Pirlo inquadra quasi sempre la porta, con traiettorie non semplici, quando calcia da fermo. Il centrocampista della Juve, inoltre, è stato sempre presente nella costruzione delle azioni dell’Italia, confermandosi un punto di riferimento irrinunciabile per Prandelli. Nel primo tempo Pirlo si sarebbe anche guadagnato un calcio di rigore, negato dall’arbitro Osses ma in realtà netto. Mario Balotelli ha giocato un’ottima gara, ha retto il reparto da solo ed ha tenuto in apprensione la difesa del Messico, grazie anche alle sue doti fisiche che gli hanno permesso di costringere spesso gli avversari al fallo. Le stesse doti fisiche, oltre a quelle tecniche, sono emerse anche nell’azione del gol del 2-1, nella quale Balotelli ha vinto un contrasto con un avversario, per poi metter dentro la palla. Peccato per quell’esultanza con tanto di maglietta sfilata, che a SuperMario è costata un’ammonizione da parte dell’arbitro, ma anche un rimprovero da parte di Prandelli. Il c.t. italiano, pur soddisfatto della prestazione del suo centravanti, non ha nascosto di essere seccato da quell’ammonizione evitabile, che potrebbe creare problemi alla squadra, qualora Balotelli rimediasse un altro giallo in questa Confederations Cup. Purtroppo il carattere e l’esuberanza di questo giocatore, le cui qualità tecniche non sono in discussione, continuano a preoccupare i suoi allenatori. Abbiamo visto delle buone prestazioni anche da parte di De Rossi e Montolivo, mentre Claudio Marchisio è rimasto un po’ in ombra e poco attivo in fase offensiva, al contrario di Giaccherini, che ha corso molto, accompagnando spesso Balotelli in avanti e tornando a difendere ogni volta che il Messico ripartiva. Nella ripresa Prandelli ha sostituito Marchisio con un Cerci piuttosto inconcludente, veloce come sempre sulla fascia ma poco ispirato. Dopo il 2-1 sono entrati anche Aquilani e Gilardino, al posto di Giaccherini e Balotelli, ma nessuno dei due ha avuto il tempo per mettersi in evidenza più di tanto. Bene anche la difesa, soprattutto il giovane De Sciglio che si è inserito benissimo senza soffrire la poca esperienza: in occasione del pareggio dei messicani, Barzagli ha peccato d’ingenuità, lasciandosi scappare Giovani Dos Santos e poi commettendo fallo in area sullo stesso avversario. Per il resto però, la difesa italiana ha controllato bene la situazione, di fronte ad un Messico non certo irresistibile. La squadra di Josè De La Torre sta vivendo un periodo difficile in cui fa fatica a trovare il gol, come si è visto anche contro l’Italia. El Chicharito Hernandez, a parte il gol su rigore si è visto poco, Giovani Dos Santos è stato più attivo, creando qualche apprensione nelle ripartenze, ma in generale il Messico non ha saputo tenere testa all’Italia, giocando quasi sempre chiuso nella sua metà campo e non reagendo dopo la rete di Balotelli. Mercoledì a mezzanotte (ora italiana), si torna in campo per la seconda gara, quella contro il Giappone allenato dal connazionale Zaccheroni. I ragazzi di Prandelli possono migliorare, ma sembrano sulla strada giusta per giocarsi bene questa Confederations Cup, che finora nessuna delle cosiddette grandi ha snobbato.

Fabrizio Landolfi
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