Una Roma da (ri)costruire

Una Roma da (ri)costruire

Di Fabrizio Landolfi

E’ la settimana più amara e difficile per il popolo romanista, indignato e deluso per la sconfitta nello storico derby che valeva la Coppa Italia. Sarebbe noioso soffermarsi ancora una volta sull’analisi e sul giudizio della stagione appena finita, parlare di nuovo di Zeman, del cambio di allenatore, dei punti persi prima e dopo ecc. E’ stata una stagione fallimentare, secondo un giudizio più o meno unanime, quindi bisogna voltare pagina, ripartire e pensare al futuro. Per farlo nel modo giusto, è però necessario che la Roma tutta impari qualcosa dagli errori commessi e da quello che oggi definiamo un fallimento. In questo momento la società si sta occupando di portare sulla panchina giallorossa Massimiliano Allegri, che è ai ferri corti con Berlusconi già da qualche mese. Si tratta di un tecnico che ha allenato in un grande club, con tanti giocatori di primo livello, in una piazza con aspettative sempre alte, vincendo tra l’altro uno Scudetto. Quello relativo all’allenatore è un tassello importante per costruire una squadra, al quale però devono seguire altri tasselli altrettanto importanti. Al nuovo tecnico, che sia Allegri o qualcun altro, bisogna mettere a disposizione una rosa competitiva per fare bene da subito. La Roma non può e non deve assolutamente vivere un altro “anno di transizione”, dato che ne ha già vissuti due consecutivi, e la fatidica transizione non ha portato buoni frutti. In verità le stagioni negative sono state addirittura tre di seguito, ma per la prima di esse non possiamo imputare nulla alla proprietà attuale, dato che non era ancora arrivata. Qui a Roma crediamo che questa società abbia i mezzi per costruire una squadra di alto livello. O quantomeno, è legittimo credere questo: quindi, se le cose non stessero così, sarebbe giusto che qualcuno lo spiegasse con chiarezza e correttezza al pubblico. Che cosa c’è da fare, in sintesi? C’è da ricostruire una squadra, o meglio costruire, dato che la Roma attuale ha dimostrato di avere ben pochi punti di riferimento su cui contare, ovvero di essere, come si dice in gergo “poco squadra”. Quasi due anni fa nasceva il famoso “progetto”, al centro del quale c’erano Luis Enrique, il suo calcio ispirato a quello del Barcellona, il possesso palla, il gioco orizzontale, il dare fiducia ai giocatori giovani anche inesperti, quella rivoluzione calcistica che la Roma annunciava con l’arrivo della nuova società e del tecnico asturiano. Quel progetto è naufragato. Nessuno lo ha ammesso apertamente, ma è chiaro che Baldini e Sabatini se ne siano resi conto. Al secondo tentativo, i due dirigenti giallorossi hanno provato a rivoluzionare di nuovo la squadra, cambiando nuovamente molti giocatori come era avvenuto un anno prima e puntando su Zdenek Zeman, ma è finita come è finita. Come già scritto, dai fallimenti bisogna imparare qualcosa, quindi è bene che la società inizi a cambiare la sua politica. Bisogna acquistare giocatori che diano più garanzie, che abbiano già giocato ai livelli a cui la Roma punta ad arrivare e che abbiano la giusta mentalità. E’ bello puntare sui giovani, o tentare di scovare talenti poco conosciuti, ma delle cosiddette “scommesse” non se ne possono fare tante insieme. Allo stesso modo, è difficile formare una squadra che abbia un po’ di autorevolezza se si hanno tanti calciatori che devono ancora crescere e migliorare. Quindi per prima cosa c’è bisogno di acquisti che diano una sicurezza, malgrado sia rara nel calcio la sicurezza totale. Per prendere questo tipo di giocatori, naturalmente, bisogna anche offrire ingaggi alti, cosa su cui la società finora è stata piuttosto restìa. Il secondo punto fondamentale è legato alla gestione: troppe volte abbiamo visto situazioni in cui i calciatori non hanno dato il massimo, scendendo in campo senza la cattiveria agonistica e lo spirito di sacrificio che le partite richiedevano. Chi gioca deve avere grinta e motivazioni di suo, in più c’è la figura dell’allenatore che è fondamentale nel trasmettere alla squadra il carattere, la voglia di vincere, l’entusiasmo, il non arrendersi mai ecc. Tuttavia, un allenatore non va lasciato solo, soprattutto se il gruppo sembra non seguirlo come dovrebbe, ed è una problematica che dalle parti di Trigoria purtroppo è sorta più volte. La società deve essere presente nel modo giusto e saper ottenere dai giocatori quell’impegno e quella determinazione che il pubblico giustamente pretende di vedere. E’ quello che succede ad esempio nella Juventus, ma anche nel Napoli, che quest’anno ha raggiunto il secondo posto: si tratta di squadre che hanno fatto del carattere e della combattività la loro forza più decisiva. Qualcuno sostiene che se a Roma non si riesce ad ottenere questo, la causa è un ambiente troppo difficile, pieno di pressioni, distrazioni e particolarità. La piazza la conosciamo tutti noi che la viviamo, anche da semplici tifosi. Non è una piazza semplice e non lo è mai stato, eppure quando si è costruita una squadra da vertice, la Roma ha lottato davvero per il vertice. L’ambiente era lo stesso quando i giallorossi vinsero lo Scudetto nel 2001, ma anche quando ci andarono molto vicini, prima con Spalletti e poi con Ranieri, pochi anni fa. Quindi la società si concentri sull’obiettivo di creare una squadra di alta qualità, sia dal punto di vista tecnico che da quello caratteriale. Ben vengano le operazioni di marketing, gli accordi commerciali con grandi aziende come Volkswagen e Nike, ben venga il progetto per un nuovo stadio, la diffusione della Roma nel mondo ecc., purchè non venga messa in secondo piano l’esigenza di portare grandi giocatori che facciano la differenza. Questa squadra ha bisogno di più qualità a centrocampo, di esterni affidabili sia difensivi che offensivi, di un nuovo portiere e di migliorare un attacco in cui l’unico ad avere continuità è stato Francesco Totti. Indubbiamente ha importanza anche il discorso legato alla guida tecnica: adesso la Roma deve puntare su un allenatore meno “estremo” di quelli avuti in questi due anni. Un allenatore che porti anche semplicità, insieme ad un gioco di squadra organizzato ma non troppo complicato da imparare e praticare. Probabilmente è proprio per questo che la dirigenza ha pensato ad Allegri. Non ci si può permettere di ricominciare con un’altra situazione in cui i giocatori devono assimilare schemi tattici complessi, abituarsi al nuovo gioco ecc. Negli ultimi tempi in tanti hanno chiesto di avere pazienza (la famosa pazienza), e di non essere “schiavi del risultato”, come recitò uno striscione della Curva Sud. Ma ora quasi tutti sono stufi di aspettare non si sa bene cosa, non solo per aver vissuto la bruciante sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio, ma anche perchè da troppo tempo mancano le soddisfazioni. Il pubblico non pretende le grandi vittorie da subito, come non le pretendeva neppure due anni fa, ma è sacrosanto aspettarsi da questa Roma una buona stagione in cui almeno si lotti per un piazzamento importante. 

Fabrizio Landolfi
Bookmark and Share

0 commenti:

Posta un commento

Articoli Correlati

 
HOME | PRIVACY | SERIE A | LIGA | PREMIER LEAGUE | BUNDESLIGA | LIGUE 1 | CHAMPIONS LEAGUE | EUROPA LEAGUE | BRASILEIRAO | PRIMERA DIVISION ARGENTINA | NAZIONALI

TOP 100 SOCCER SITES The Soccerlinks Hit List Sport Blogs - Blog Catalog Blog Directory Listed on Soccer Blogs Aggregatore Sports Top Blogs Sports Blogs - Blog Top Sites Miglior BlogTop Italia Blog DirectorySports Blogs - Blog Rankings
Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia