Delio Rossi: Il dito medio e la "cultura dell'esempio"

Delio Rossi: Il dito medio e la "cultura dell'esempio"

Di Fabrizio Landolfi

Una partita praticamente finita, sul risultato di 3-1 per la Sampdoria. Un parapiglia che si accende a bordo campo, con diversi giocatori della Roma indispettiti, un allenatore trattenuto a forza dai suoi collaboratori, un arbitro che cerca di riportare la calma. Cose che succedono, sui campi da calcio. Banali discussioni generate più dal nervosismo e dalla tensione (troppa) che si respira durante le partite, che non da un episodio particolare. Ma in pochi, prima di veder ricostruita la situazione, avrebbero immaginato che tutto fosse scaturito a causa di un gesto dell’allenatore dei padroni di casa, un dito medio inequivocabile mostrato ad un giocatore della squadra avversaria. Proprio così: un allenatore ha mostrato il dito medio ad un giocatore avversario, per giunta a pochi secondi dalla fine di una partita che i suoi stavano vincendo. Roba da non credere, se non si trattasse di lui, Delio Rossi detto er Ciancica (per la sua abitudine di masticare sempre gomme americane durante le partite). Chi è Delio Rossi? Dal punto di vista strettamente tecnico, un buon allenatore. Non si fatica a dirlo, pur senza avere simpatia per il personaggio. L’allenatore di Rimini, nella sua carriera ha sempre dimostrato di saperci fare, soprattutto dal punto di vista tattico. Dal punto di vista comportamentale invece, Rossi non è affatto un allenatore da prendere come esempio. Falsamente pacato nelle interviste e nelle conferenze stampa, in cui cerca sempre di fare la figura dell’uomo mite che ama i valori dello sport. Poi ogni tanto, in campo viene fuori la sua vera personalità, come lo scorso anno a Firenze, quando aggredì fisicamente Adem Ljajic, giocatore della squadra che allenava. L’attaccante serbo, sostituito durante Fiorentina-Novara, rivolse un applauso ironico al tecnico riminese, che gli rispose con una serie di schiaffi sulla testa. Nei giorni seguenti, gli ostinati difensori del Ciancica, che sono molti di più di quanti ci si possa aspettare, provarono ad inventare la bufala secondo cui il giocatore aveva offeso il figlio disabile dell’allenatore puro di cuore, che non ce l’aveva fatta a sopportare un torto simile, ed era quindi esploso in quella reazione. Tutto falso, come ha ammesso lo stesso Delio Rossi. Ma la parte becera del tifo calcistico preferisce puntare il dito solo contro “questi giocatori viziati che guadagnano un sacco di soldi e rompono anche le scatole” (discorso che, guarda caso, viene fatto sempre e solo quando la propria squadra del cuore va male). Pochi hanno avuto il coraggio di ammettere che un allenatore che reagisce in quel modo, in campo e davanti a tutti, non può che essere dalla parte del torto. Perchè di situazioni in cui un giocatore sostituito inscena delle proteste, ne abbiamo viste e ne vedremo tante, un po’ in tutte le squadre. Ma un allenatore di calcio deve anche essere in grado di gestire questo tipo di problematiche, altrimenti è meglio che cambi mestiere. Delio Rossi è anche quello di Lazio-Lecce: c’è un fatto che molti autorevoli giornalisti e commentatori di calcio non ricordano, o forse non vogliono ricordare. Eppure basta andare sul popolarissimo You Tube e digitare le parole “delio rossi lotito”, per trovare un’intercettazione telefonica risalente alla stagione 2005-2006 che ci fa capire molto chiaramente che tipo di allenatore è Delio Rossi. Nella telefonata in questione il buon Delio, allora alla guida della Lazio, invita il suo presidente a comprarsi la partita contro il Lecce. Più precisamente egli dice di aver bisogno di “intavolare una trattativa con il Lecce”, in modo che vengano a giocare “abbastanza ammorbiditi” la partita di campionato. Il presidente della Lazio Claudio Lotito, che si definì un moralizzatore del calcio italiano, lo rassicura subito: “ma si, chiamo io...coso là...sia il presidente che l’amministratore delegato”. Eppure lo scorso anno, dopo la lite con Ljajic, Delio Rossi ci ha detto di essere sempre stato “per la cultura dell’esempio”. Adesso, dopo Sampdoria-Roma e dopo aver rivolto un gesto offensivo ad un calciatore avversario, tra l’altro senza un motivo, er Ciancica si è difeso dicendo di “meritare rispetto”. Ai microfoni di Mediaset Premium, mentre veniva incalzato dalle domande di Maurizio Pistocchi, il tecnico della Samp non ha voluto chiarire cosa fosse successo in campo: ha detto di non volerne parlare, poichè sono cose di campo ed è finita lì, nel tentativo di nascondere il tutto dietro un’assurda foglia di fico. Gli ammiratori di Delio Rossi, entro poco tempo si dimenticheranno anche di questo, come si sono dimenticati della trattativa da intavolare con il Lecce. Ma chi ama veramente il calcio, a prescindere dal tifo, se ne ricorderà bene.

Fabrizio Landolfi
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