Quale identità per la ‘’nuova’’ Lazio?

Quale identità per la ‘’nuova’’ Lazio?

Marco Cannaviccio

Ci sono due cose che bisogna subito precisare prima di effettuare un’accurata analisi sulla prima squadra della capitale:

1) la squadra non è ‘’nuova’’,anzi a dirla tutta è esattamente lo stesso identico organico dell’ultimo anno con la sola aggiunta di Ederson e Zarate.

2) è cambiato però l’allenatore,il quale rispetto a Reja ha una visione totalmente opposta per quanto riguarda il modo di giocare e di stare in campo.

E’ evidente come in questo precampionato la squadra abbia destato notevoli perplessità sia tra i tifosi che tra gli addetti a i lavori;ma è altresì vero che per vedere i primi frutti di un lavoro rivoluzionario come quello adottato da Petkovic rispetto al suo predecessore Reja ci vorranno sicuramente mesi,come per ogni rivoluzione (calcisticamente parlando) che si rispetti. Tornando ai nostri due punti elencati precedentemente,dobbiamo valutare i lati positivi e negativi di questo precampionato:innanzitutto,come evidenziato proprio pochissimi giorni fa dal presidente Lotto,la squadra (per ora..) non ha ceduto nessuno dei suoi pezzi pregiati (anzi a dire il vero finora non ha ceduto nemmeno chi doveva cedere,tanto per cambiare);insomma dicevamo,la squadra è la stessa dell’anno scorso e questo è sicuramente un bene visti i buoni risultati raggiunti dalla compagine biancoceleste lo scorso campionato. 

Ma se da una parte c’è la soddisfazione e la fiducia di poter centrare ancora obiettivi ambiziosi come le due stagioni passate avendo gli stessi elementi,bisogna altresì fare i conti appunto con il cambio allenatore. Eh si perché,aldilà del valore oggettivo del nuovo tecnico, quello con cui bisogna fare i conti è il totale e rivoluzionario modo di vedere il calcio tra Petkovic appunto e il suo predecessore Reja: infatti, mentre il tecnico Goriziano prediligeva un atteggiamento difensivo basato tutto sull’attesa per poi ripartire in contropiede,il nuovo timoniere biancoceleste vuole una squadra veloce, che aggredisca,pressi alta e dominare l’avversario imponendo il proprio gioco. 

Ed è qui che nascono i paradossi;difatti se da una parte aver mantenuto la rosa identica è da considerarsi una buona cosa,essa si può rivelare un’arma a doppio taglio,poiché il buon vecchio ‘’zio Edy’’ ha molti limiti e non vede di buon occhio il gioco offensivo,però aveva capito e ci aveva ‘’visto lungo’’sul modo migliore per far rendere la squadra laziale,visti i calciatori presenti in rosa,tutta gente dal passo lento,incapace del cambio-passo e incapaci quindi di adottare un gioco veloce e aggressivo;adesso invece servirebbero come il pane giocatori con caratteristiche diverse,giocatori che al neo tecnico laziale farebbero molto comodo e gli permetterebbero di lavorare al meglio e far giocare la squadra come lui vorrebbe. Invece questi giocatori finora non ci sono(e probabilmente non arriveranno) per cui Petkovic dovrà fare di necessità virtù e cambiare leggermente le sue idee iniziali sul modo di far giocare la Lazio,viste soprattutto le prime uscite stagionali in cui la squadra si è distinta per aver provato molteplici moduli tattici differenti e per una linea difensiva molto (forse troppo) alta. 

In definitiva non possiamo ancora dare un giudizio definitivo sulla reale competitività della Lazio,ma possiamo sicuramente affermare che,nonostante sia una buona cosa trattenere i giocatori migliori,se si vuole puntare con decisione e senza rimpianti su un nuovo progetto guidato da Petkovic bisogna metterlo nelle migliori condizioni possibili per allenare e dargli il più possibile giocatori adatti al suo sistema di gioco,cosa che purtroppo finora in società nessuno si è curato di fare..

Marco Cannaviccio