Spagna - Italia 4 - 0: Azzurri travolti in finale

Spagna - Italia 4 - 0: Azzurri travolti in finale

Di Fabrizio Landolfi

Domenica sera allo stadio Olimpiyskyi di Kiev l’Italia ha perso la finale del Campionato Europeo 2012: i ragazzi di Prandelli sono stati sconfitti per 4-0 dalla Spagna, che si è quindi laureata Campione d’Europa per la seconda volta consecutiva. Le reti che hanno affondato gli azzurri sono state siglate da David Silva, Jordi Alba, Fernando Torres e Juan Mata. Onestamente, non possiamo negare che a Kiev non ci sia stata partita: gli azzurri avevano già incontrato la Spagna durante la fase a gironi, facendosi valere e fermando sul pari l’armata di Del Bosque, ma stavolta non sono riusciti a tenerle testa. Gli spagnoli sono partiti con una marcia in più, hanno trovato il vantaggio dopo circa un quarto d’ora con David Silva, puntuale ad approfittare di un errore della difesa italiana, mandando la palla in rete. Da quel momento in poi, le Furie Rosse hanno gestito il risultato e la partita senza difficoltà, con il solito possesso palla fatto di scambi fitti, di cui sono maestri. Gli azzurri arrancavano, facendo fatica non solo a rendersi pericolosi, ma anche solo a recuperar palloni; in tutta la partita, i tiri in porta dell’Italia non sono stati più di tre. La Spagna, tra le altre cose, dispone anche di un grandissimo portiere come Iker Casillas, impeccabile in questa finale: l’estremo difensore del Real Madrid ha respinto prontamente due potenti tiri da fuori area di Montolivo e Balotelli, ma anche una conclusione insidiosa di Cassano, sempre da fuori area. In più, Casillas è spesso arrivato sul pallone per primo in occasione dei calci d’angolo e dei cross, neutralizzando eventuali pericoli per la sua squadra.


A pochi minuti dal fischio finale è arrivato il gol del raddoppio, firmato da Jordi Alba: il giovane terzino sinistro spagnolo è scattato con grande rapidità in contropiede, raccogliendo il suggerimento di Fabregas, per poi calciare in porta. Arrivati all’intervallo, la situazione era già abbastanza chiara: tutto in discesa per la Spagna, molto difficile inseguire la rimonta per l’Italia, che non è stata neppure fortunata. Prandelli, già dopo venti minuti era stato costretto al primo cambio, dato che Giorgio Chiellini si era dovuto fermare di nuovo. A causa dell’infortunio dello juventino è entrato in campo Balzaretti, andando a ricoprire il suo ruolo sulla fascia sinistra. In vista della ripresa, il ct Prandelli ha pensato di correre ai ripari inserendo Totò Di Natale per Antonio Cassano: quest’ultimo sarebbe comunque dovuto uscire di lì a poco, per via della sua condizione atletica, eppure una coppia d’attacco con Di Natale accanto a Balotelli (dunque due prime punte insieme, senza un fantasista) non è certo l’ideale. Ma il peggior colpo di sfortuna, la nazionale azzurra lo ha subìto più tardi: al 57’ Prandelli si è giocato il terzo cambio, sostituendo Montolivo con Thiago Motta, ma dopo soli quattro minuti quest’ultimo è dovuto uscire in barella, alle prese con un brutto strappo muscolare. Essendo finiti i cambi a disposizione, l’Italia è quindi rimasta in dieci uomini, sotto di due gol. Da quel momento in poi, le speranze di rientrare in partita, che già non erano molte, sono inevitabilmente naufragate. I centrocampisti Pirlo, De Rossi e Marchisio non hanno mai mollato, cercando di fare da filtro più possibile, ma contrastare Xavi, Xabi Alonso, Iniesta e Busquets era veramente difficile. In avanti, Mario Balotelli si trovava sempre più spesso a lottare da solo contro 2-3 avversari: anch’egli ha dimostrato molta caparbietà, continuando a lottare con coraggio e subendo anche tanti falli, ma non ha potuto incidere come in altre partite, mentre Di Natale ha toccato ben pochi palloni, finendo spesso in fuorigioco. L’attaccante dell’Udinese ha anche ricevuto una buona palla in area, su cross di Abate, ma colpendo di testa non ha trovato la porta di Casillas. Gli spagnoli hanno continuato a gestire il risultato fino ai minuti finali, mentre tra gli azzurri anche Barzagli e Bonucci iniziavano ad accusare problemi fisici, forse crampi muscolari, dovuti alla stanchezza. Infatti, proprio nel finale la Spagna di Del Bosque ha dilagato: prima è andato in gol Fernando Torres, entrato al posto di Fabregas, poi l’altro subentrante Juan Mata ha fissato il punteggio sul 4-0, ad un solo minuto dal proprio ingresso in campo, col quale aveva rilevato Iniesta. Per gli azzurri è stata una sconfitta umiliante, un passivo veramente pesante da digerire, sebbene tutti conoscano il valore dell’avversario, ovvero la squadra che negli ultimi quattro anni ha vinto due Campionati Europei ed un Campionato Mondiale. La Spagna è la nazionale più forte del mondo, e lo sapevamo bene, ma si sperava che questa Italia riuscisse a giocarsela un po’ di più, facendo quantomeno una figura migliore. Probabilmente ha pesato molto anche la forte stanchezza dei ragazzi di Prandelli, che avevano giocato la semifinale tre giorni prima, mentre gli iberici avevano avuto un giorno in più per riposare. Del resto, anche a proposito di Italia-Germania, gli azzurri erano arrivati alla gara molto meno freschi dei tedeschi, ed erano riusciti a vincere ugualmente, ma stavolta non hanno potuto fare altrettanto. Il fatto di restare in dieci, a causa dell’infortunio di Thiago Motta, ha poi definitivamente spianato la strada agli spagnoli. Cesare Prandelli è inevitabilmente finito sotto accusa: in molti gli rimproverano di aver mandato in campo troppi giocatori che non erano in buona forma fisica, come Chiellini e Thiago Motta, ma anche Cassano, De Rossi e Bonucci. In più, viene fatto notare come l’Italia sia riuscita a creare tanti problemi alla Spagna, nella partita del girone, giocando con il 3-5-2: in sostanza, aumentando la densità a centrocampo, è più facile fermare la fitta rete di passaggi delle Furie Rosse. Per questa finale invece, Prandelli ha preferito confermare sia il modulo 4-4-2 a rombo, sia gli uomini che avevano giocato le partite precedenti. Riguardo allo schieramento tattico, non è difficile immaginare che se avesse scelto l’altra soluzione, in caso di sconfitta si sarebbe detto che tre soli difensori sono troppo pochi, contro un’avversaria come la Spagna. Del resto, il calcio è così, soprattutto in Italia: quando le cose non vanno bene, l’allenatore ne paga sempre le conseguenze, spesso anche più del dovuto.


 A proposito della condizione fisica dei singoli, va anche ricordato che Chiellini aveva già fatto il suo rientro nella partita con la Germania, nella quale non aveva avuto problemi; dunque, non era così facile prevedere che nella finale si infortunasse di nuovo, come non si poteva sapere che Thiago Motta sarebbe stato costretto ad uscire in barella, prima di metterlo in campo. Di sicuro, alcune scelte fatte da Prandelli sono discutibili, anche su questa rubrica infatti è stato posto l’accento sul ruolo affidato a Montolivo (o, in altre occasioni, allo stesso Motta), sulle caratteristiche degli attaccanti ecc. Ma al di là delle considerazioni e delle idee personali di ognuno, va riconosciuto al ct azzurro di essere arrivato ad un risultato importante in questo Europeo. Alla vigilia, in tanti sostenevano che l’Italia sarebbe uscita già dopo la fase a gironi, invece ha raggiunto la finale, per poi perderla malamente, purtroppo, ma ha pur sempre raggiunto il secondo posto. Da tifosi, perdere la finale lascia una grande amarezza, ma dal punto di vista sportivo è cosa ben diversa dall’uscire al primo turno, come successe agli azzurri in Sudafrica, nel Mondiale di due anni fa. Possiamo fare un applauso ai giocatori della nostra nazionale, per l’impegno e l’attaccamento alla maglia dimostrati in questo Europeo, nonchè per essere arrivati in fondo alla competizione, cosa che pochissimi si aspettavano. E’ giusto fare i complimenti anche a Cesare Prandelli, che dopo tanti anni ci ha fatto di nuovo vedere un’Italia che gioca un bel calcio, offensivo e propositivo. L’avventura in Polonia ed Ucraina è finita male, nel futuro bisognerà sicuramente migliorare, ma con queste premesse gli azzurri potranno senz’altro restare ai vertici del calcio internazionale.
 
Fabrizio Landolfi
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