Napoli – Palermo 2-0: prove di fuga

Napoli – Palermo 2-0: prove di fuga

Di Paolo Esposito

NAPOLI – Partita emozionante al San Paolo. Il Napoli fa fatica, ma alla fine riesce ad avere ragione di un Palermo mai rassegnato. Prova autoritaria di Hamsik, prestazione sopra le righe per Pandev. Il macedone è sempre nel vivo dell’azione provocando prima il rigore, trasformato da Cavani, poi servendo un assist al bacio per lo slovacco, che ringrazia e raddoppia. Gli azzurri ora si sganciano dal gruppone e in attesa del resto delle partite guardano tutti dall’alto di tre punti di vantaggio.

LA CRONACA – Primo tempo bello e vibrante. Entrambi gli attacchi sembrano in grado di creare azioni pericolose. Ci prova prima Inler, che da fuori area manda il pallone all’incrocio dei pali. Poi è la volta di Ilicic ed Hernandez, che nella stessa azione esaltano i riflessi di De Sanctis. Il Napoli passa al quarto d’ora, con un’incursione di Pandev il quale, nel tentativo di crossare, si fa deviare il pallone con un braccio da Milanovic, che in scivolata tentava di fermarlo. A ben vedere il pallone sbatte prima sulla gamba del difensore rosanero, poi sull’avambraccio, ma De Marco è irremovibile e concede il rigore. Sul dischetto ci va Cavani, che con un destro potente e preciso batte Viviano, realizzando il gol numero ventitre in campionato, il trentaduesimo totale, a meno uno dal suo record dell’anno scorso. Passa un quarto d’ora e il Napoli raddoppia. Pandev stoppa un pallone alla trequarti, vede inserirsi Hamsik, gli serve un assist morbido e preciso, che lo slovacco non fa fatica a controllare di petto. Battere Viviano in uscita è un gioco da ragazzi. Nella ripresa la squadra di Mazzarri controlla bene le iniziative degli avversari, non è un caso che De Sanctis effettui un solo intervento degno di nota, peraltro su tiro da fuori area.

NESSUNO TOCCHI LAVEZZI – Pandev, dunque. Il macedone, quando è in forma, dimostra di essere “tanta roba”, come dicevano in quel di Milano i suoi vecchi tifosi. Rigore provocato, assist per il raddoppio, almeno altre due occasioni d’oro in cui c’è il suo zampino. Domanda: basta questo per dimenticare Lavezzi, pensando che se qualcuno paga la famigerata clausola rescissoria in fondo fa un piacere al Napoli? Risposta: assolutamente no. Non è questione di simboli o, peggio, di bandiere. Nel calcio non ce ne sono più da tempo, tranne rarissimi esemplari. Il discorso è di abitudine a ragionare da grande squadra. L’attacco, ad oggi, è l’unico reparto che può contare insieme su elementi di grande affidamento, dalle caratteristiche diverse, per ogni occasione nell’arco di una stagione lunga e difficile. Rinunciare oggi a Lavezzi non significa in sé smantellare una squadra, o un progetto, per dirla alla De Laurentiis, ma sicuramente vuol dire ricominciare daccapo. Al contrario, considerare l’attacco un reparto completo e lavorare per rendere tali anche gli altri settori del campo sarebbe un segnale di un deciso salto di qualità, almeno di mentalità, da parte della dirigenza. Nel frattempo però il campionato non è finito. La prima di tre finali è stata vinta, ne mancano ancora due. E nell’universo della lotta al terzo posto il Napoli, purtroppo, non è solo.

Paolo Esposito  

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