Chelsea – Napoli 4-1: un grande Napoli firma la resa a Londra
Pubblicato da
Andrea
on giovedì 15 marzo 2012
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Chelsea – Napoli 4-1: un grande Napoli firma la resa a Londra
Di Paolo Esposito
LONDRA – Non inganni il risultato. Il Napoli a Londra ha disputato una grande partita. Non sufficiente, d’accordo, per superare un Chelsea in grande spolvero, che beneficia di una medicina che Di Matteo ha sapientemente somministrato a tutti i suoi senatori. Sicuramente, però, gli azzurri non hanno niente da rimproverarsi perché tutti, anche i tanto vituperati difensori, che distribuiscono calci d’angolo e punizioni dal limite come acqua fresca alle fontanelle, hanno interpretato la gara secondo le proprie possibilità. Il Chelsea, dal suo punto di vista, fa valere la superiorità tecnica, l’esperienza a gestire certe partite e la voglia di rifarsi dopo una prima parte di stagione non proprio esaltante.
LA CRONACA – Il Napoli subisce due gol quando meno è consentito, cioè nel bel mezzo del primo tempo, con un gran gesto tecnico di Dorgba, e ai primi vagiti della ripresa, su incornata di Terry direttamente da calcio d’angolo. La reazione della squadra di Mazzarri non è veemente, ma alquanto efficace, e per alcuni tratti i Blues sembrano quasi disorientati. Accade allora che il pallone della speranza, quello che regala il virtuale accesso ai quarti, lo metta dentro Inler, approfittando di una mischia che ricaccia un pallone corto, al limite dell’area. Il tiro al volo è teso e radente, Cech non si butta nemmeno. Manca ancora più di mezz’ora alla fine, non si può pensare e men che meno pretendere di fare difesa ad oltranza, senza nemmeno tentare di ripartire allo scopo di segnare il secondo gol, garanzia enorme per il passaggio del turno. E’ qui, al contrario, che il Napoli si spegne e il Chelsea sale in cattedra con i suoi uomini migliori. Alla mezz’ora Lampard trasforma un rigore provocato da Dossena per fallo di mano, per un 3-1 che rimanda ogni discorso ai supplementari. Allo scadere dei primi quindici minuti è Ivanovic a calare il sipario sull’esperienza europea della squadra partenopea.
DOPOPARTITA – Nella sconfitta di Londra ci sono tanti aspetti da cogliere che non basterebbe un romanzo di John Grisham per “processarli” tutti. Si parte dall’inesperienza nella gestione di una gara secca da giocarsi in 180’, si arriva alla mancanza di veri top players di livello europeo e si passa per una politica degli ingaggi che, vuoi il contesto nazionale del momento, vuoi per precise scelte del presidente, forse non garantirà mai di arrivare a certi livelli. Battere il City degli sceicchi è stata una bella soddisfazione, ma è presunzione pensare che questa diventi una regola. Tornando un attimo a pensare su scala nazionale, il Napoli da adesso in poi ha undici partite di campionato da affrontare. Si comincia domenica sera contro l’Udinese al Friuli, uno scontro diretto per il terzo posto e al contempo un banco di prova importante per capire quanto pesa l’eliminazione nell’immediato. Da questo punto di partenza si possono configurare due scenari. Il primo è quello di una voglia di riscatto che supera la delusione per il singolo episodio andato male. Il secondo è quello di una squadra che da qui in poi avrà un calo di rendimento, perché dopo sei vittorie consecutive, una mazzata nella gara più importante di tutte brucia all’istante le energie fisiche e nervose. A questo punto per Mazzarri, il suo staff tecnico e per la dirigenza che giorno dopo giorno segue i ragazzi in campo e fuori è ora di prendersi la responsabilità di condurre in porto questa stagione, che passa inevitabilmente dal terzo posto in campionato e dalla finale di Coppa Italia. A Napoli si dice “scurdammece ‘o passato”. Su la testa. Si riparte.
Paolo Esposito
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