Siena – Napoli 2-1: le riserve di Sannino battono i titolarissimi di Mazzarri
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Andrea
on venerdì 10 febbraio 2012
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Coppa Italia,
Rubrica Napoli
Siena – Napoli 2-1: le riserve di Sannino battono i titolarissimi di Mazzarri
Di Paolo Esposito
SIENA – Grandissima vittoria per un Siena pimpante, che gioca a ritmi altissimi per tutti i novanta minuti e che mette nel mirino la finale di Roma. I panchinari toscani hanno ragione sulla formazione tipo schierata da Mazzarri, chiudendo la pratica già a metà secondo tempo e subendo gol solo su autorete, nel finale.
LA CRONACA – Sannino rinuncia al suo classico 4-4-2 per schierarsi a tre dietro, Contini, Pesoli e Belmonte, e dare maggior densità alla linea mediana, affollata da Gazzi, D’Agostino e Rossi al centro e da Angelo e Mannini sugli esterni. Questi ultimi all’occorrenza diventano terzini, cosicchè si assiste al solito canovaccio tattico che va in scena quando gli azzurri affrontano una cosiddetta “piccola”. Ma piccolo il Siena non è, perché proiettato pienamente nella mentalità di chi si gioca una finale di coppa, al contrario di un Napoli molle e confusionario dal centrocampo in su. I bianconeri chiudono alla perfezione tutti i varchi, pressando a turno i portatori di palla avversari, che spesso sono i difensori, costretti troppo presto a ricorrere al lancio lungo per le vane corse ora di Maggio, ora di Zuniga, ora di Cavani e Pandev. Per di più, chi dovrebbe dare un’alternativa a questo modo di giocare così avvilente per chi guarda la partita, Hamsik e Dzemaili nello specifico, si perde mestamente in velleitarie giocate personali, dimenticando che chi a Napoli è riuscito in queste cose era un po’ più tarchiato, riccioluto e sulle spalle portava il numero dieci. Il Siena passa in vantaggio nel primo tempo con Reginaldo, che approfitta di un errore grossolano di Campagnaro in copertura e scavalca De Sanctis con un comodo dribbling. Nella ripresa tanto fumo e niente arrosto da parte del Napoli, con una reazione sfortunata sì, con due pali e diversi salvataggi in extremis, ma anche tremendamente svogliata. Nel mezzo il raddoppio a firma di D’Agostino, abile a farsi trovare solo in area e a sfruttare l’ennesima bambola di Cannavaro e soci. Sul finire arriva il gol del Napoli, segnato nella propria porta da Pesoli, forse mosso a compassione nei confronti dei vari Cavani, Pandev, Lavezzi, Hamsik e Vargas.
DOPOPARTITA – Mazzarri parla ancora una volta di sfortuna, ancora una volta delle partite ravvicinate, ancora una volta di episodi sfavorevoli. Ci si chiede: è sfortuna da parte di un difensore partire in vantaggio di due metri e poi fermarsi, concedendo all’attaccante avversario di presentarsi solo davanti al portiere, come nell’occasione del primo gol? E’ frutto delle partite ravvicinate se gli attaccanti avversari riescono spesso e volentieri a prendere palla alla trequarti, girarsi e fare ciò che vogliono approfittando di marcature a due metri? Sono solo episodi sfavorevoli quelli che portano questa squadra a non giocare per più di un’ora e poi pretendere di raddrizzare situazioni drammatiche in poco più di dieci minuti? E’ giusto fare un’analisi lucida e oggettiva di cosa sia il Napoli oggi. I difensori non hanno ricambi, per inconsistenza tecnica nei casi di Fideleff e Fernandez e per volere dello stesso Mazzarri nei casi di Grava e Britos. E’ fin troppo facile in questo caso parlare di logorio. I tre acquisti fatti per il centrocampo, Dzemaili, Inler e Donadel, fino ad ora hanno inciso poco e male, e meno male che Gargano non è stato ceduto, scenario più che probabile ad agosto. In attacco è stato preso Pandev, che come tutta la squadra gira a corrente alternata, mentre Lavezzi è un po’ che non gira più nemmeno a spinta, complice una probabile, e a questo punto auspicabile, prossima cessione. Alla società, all’allenatore, ai giocatori, non è richiesto tanto, ma almeno ognuno esca allo scoperto e si assuma le proprie responsabilità.
Paolo Esposito
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