La lezione del piccolo Filippo

La lezione del piccolo Filippo

Di Mauro Giordano

«Potete vincere? Altrimenti a scuola mi prendono in giro. Grazie, Filippo». È bastato uno striscione con queste parole a un bambino per diventare un fenomeno mediatico, ma soprattutto per riuscire a far tornare il calcio quello che è sempre stato, un gioco. Una richiesta gentile, quella di Filippo, in grado di strappare un sorriso anche al tifoso interista più depresso, perché l’ironia è sempre stata uno degli ingredienti principali di chi sostiene i nerazzurri. Ne era servita tanta durante i primi anni di gestione della presidenza Moratti, tanti miliardi spesi per altrettanti campioni, ma poche soddisfazioni. Poi la grande rivincita con cinque scudetti di fila, le coppe Italia e infine l’annata perfetta della tripletta. Ora il nastro sembra essersi riavvolto, e Filippo che le stagioni sciagurate dei Vampeta, dei Gresko e dei Sorondo non le ha vissute, prova a lanciare un piccolo grido d’allarme. Lo ha fatto nel modo più semplice e naturale possibile e quel gesto è subito rimbalzato in quella macchina di propaganda istantanea che sono i social network. Poi i siti dei giornali, fino a una vera e propria caccia al bambino, terminata con il lieto fine: Filippo invitato alla Pinetina con tutta la famiglia per assistere all’allenamento della squadra. Poi le foto con capitan Zanetti e una maglia personalizzata, probabilmente un sogno ad occhi aperti per lui.


Una manciata di parole nel quale c’è dentro la passione che milioni di persone in tutto il mondo nutrono per questo sport. Lontane dalle urla, dai cori offensivi, dai fischi razzisti, dalle bombe carte, dalle partite truccate, dal doping o da qualsiasi altro male possa infettare l’amore e la credibilità per il calcio. Alcuni tifosi non interisti hanno già colto la palla al balzo e danno un consiglio ironico a Filippo: «O cambi scuola, o cambi squadra». Lui probabilmente non lo farà, perché adesso ha la sua maglia a strisce nerazzurre, che userà come un mantello o una corazza per far scivolare le prese in giro dei compagni quando tornerà a scuola. Aspettando di vedere esaudita la sua richiesta, probabilmente da qui in avanti gli capiterà di dover subire diversi «Inter, 0 tituli», ma indossando il suo regalo e armandosi della stessa simpatia rifletterà sul fatto che in fondo si tratta di un gioco. E ti diciamo «grazie» per avercelo ricordato.

Mauro Giordano

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