Da 85 anni il ciuccio regala gioia, disperazione, passione, sofferenza. Auguri Napoli!

Da 85 anni il ciuccio regala gioia, disperazione, passione, sofferenza. Auguri Napoli!

Di Paolo Esposito

Ci sono zone, nel mondo, in cui il calcio è vita. La giornata non inizia nel modo giusto se al bar non si passa il tempo necessario a parlare di pallone. Il calcio si respira dappertutto. Nelle strade, con i bambini che giocano tra le auto in sosta, immedesimandosi in questa o quella star mondiale. Al lavoro, dove una riunione con il capo si conclude sistematicamente con un commento sull’attualità sportiva. A casa, in famiglia, attraverso la passione che i papà trasmettono ai figli, con buona pace delle donne di casa, le quali sanno che la domenica non c’è verso: “La TV è occupata!”

Napoli è tutto questo, e anche di più. E’ da quell’ormai lontanissimo primo agosto del 1926 che città e squadra di calcio sono legate indissolubilmente da un filo sottile, che fa urlare allo scudetto e alla retrocessione nel giro di pochi secondi, a seconda di come cambia il risultato in campo. Il tifoso Napoletano non è obiettivo, né equilibrato nelle sue analisi. Si scaglia violentemente contro i suoi in caso di sconfitta ma non accetta che altri ne parlino male. Conosce i giocatori, è allenatore dalla nascita, non è mai banale e a fine partita potrebbe rilasciare un’intervista fiume, per la gioia di tutti i giornalisti italiani.


Ne ha fatta di strada il ciuccio da quel giorno “qualsiasi”, a metà degli anni venti, quando l’industriale Giorgio Ascarelli fondò l’Associazione Calcio Napoli. In pochi giorni il presidente riuscì ad affiliare il sodalizio al Direttorio Divisioni Superiori, l’attuale Lega Calcio, e ad iscrivere la squadra al successivo torneo di Divisione Nazionale, la massima serie dell’epoca. Da subito il colore delle maglie è stato l’azzurro, simbolico del cielo e del mare della città, mentre la mascotte, inizialmente un cavallo, diventò asinello, affettuosamente ciuccio, visti i piazzamenti non proprio incoraggianti dei primi tempi.

La storia del Calcio Napoli, società per azioni dal 1964, è visceralmente legata al suo stadio. Il San Paolo si doveva chiamare San Gennaro, ma il nome fu cambiato all’ultimo momento, a seguito di ritrovamenti storici che testimoniavano il passaggio dell’Apostolo dalle parti di Fuorigrotta, L’impianto flegreo è l’emblema della squadra di calcio dal 1959, e il suo prato è stato calcato da “presidentissimi” quali Achille Lauro, Roberto Fiore e l’eterno Corrado Ferlaino. In panchina ha trovato posto gente come Luis Vinicio, precursore anni prima degli olandesi del Calcio Totale (mutuato falsamente in Italia dal Milan di Sacchi una generazione più avanti), Ottavio Bianchi, il sergente di ferro vincitore del titolo, senza dimenticare il “grande vecchio” Vujadin Boskov e un giovane Marcello Lippi, che da Napoli partì dopo appena un anno con destinazione Torino.


Di giocatori se ne potrebbero citare tantissimi. Dai giurassici Vojak, Jeppson e Pesaola fino agli ultimi celebratissimi Cavani, Lavezzi e Hamsik, passando per chi a Napoli è riuscito ad alzare i trofei, ossia Giordano, Careca e Ferrara. Vale la pena ricordare Diego Armando Maradona, ma non per la sua classe, non per il fatto che è universalmente ricordato come il più grande di tutti i tempi. Diego si ricorda perché affermò: “Tutti dicono: questo è stato il migliore del Barcellona, questo è stato il migliore del Real Madrid, questo è stato il migliore del Chelsea, questo è stato il migliore... Io sono orgoglioso di essere stato il migliore a Napoli”.


Oggi il Calcio Napoli è sinonimo di rinascita, targata soprattutto Aurelio De Laurentiis. Il produttore cinematografico, nel 2004, ha preso in mano le redini di una società che di fatto non esisteva più e in un periodo di tempo relativamente breve l’ha portata a lottare per i primi posti in Serie A e, dopo 21 anni di assenza, nella massima competizione europea, quella Champions League soltanto accarezzata ai tempi d’oro e mai presa veramente “per le orecchie”. Per festeggiare i primi ottantacinque anni di storia, il Presidente azzurro ha scritto una lettera, con la quale si rivolge proprio a loro, i tifosi, dicendo di guardare “con rispetto e ammirazione al grande passato”, ma anche di essere “proiettato al futuro con serenità ed entusiasmo”.

E la storia continua!

Paolo Esposito

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3 commenti:

Max Power ha detto...

Bravo, bell'articolo!

TifosoPumba ha detto...

Complimenti!!

Anonimo ha detto...

Un articolo che dimostra ancora una volta quanta fluidità ci sia dietro il tuo pensiero..continua così Paolè!!

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