Aurelio De Laurentiis VS Mino Raiola. Il mercato è spettatore di uno scontro tra titani

Aurelio De Laurentiis VS Mino Raiola. Il mercato è spettatore di uno scontro tra titani

Di Paolo Esposito

Di uno si sa tutto, dell’altro poco o niente. Aurelio è abituato a stare sul palco, Carmine, detto Mino, è abituato a lavorare dietro le quinte. Il presidente gioca da centravanti e raccoglie l’abbraccio dei compagni, il procuratore è un mediano, la mente della squadra. E’ questa, in metafora, l’arena che ospiterà il duello tra due sicuri protagonisti del mercato 2011.

In mezzo c’è un giocatore del Napoli, e che giocatore, Marek Hamsik. Il casus belli tra i due litiganti potrebbe essere un’intervista (fin troppo sfacciata per essere vera ed incontrovertibile), rilasciata dal centrocampista slovacco ad un giornale del suo paese. Nell’intervento, Marekiaro avrebbe aperto il cuore ai colori rossoneri, scavando un solco apparentemente incolmabile tra sé e l’ambiente azzurro. Ovvia la rivolta da parte dei tifosi, adirati non tanto per le parole del giocatore, evidentemente in via di verifica, quanto della chiara intromissione nella faccenda da parte dell’eminenza grigia Raiola.


Eminenza grigia perché Mino Raiola, al contrario dell’uomo di spettacolo De Laurentiis, opera nell’ombra. Nato a Nocera Inferiore, cresciuto in Olanda, è figlio di imprenditori nel campo della ristorazione. La sua passione è il calcio ma, appesi gli scarpini al chiodo ad appena 18 anni, intraprende prima la carriera dirigenziale, poi quella di agente FIFA. In questi anni è stato soprannominato in vari modi: “il cacciatore di piedi”, “Mr. Wolf” (dal personaggio di Pulp Fiction che esordiva dicendo “Mi chiamo Mr. Wolf, risolvo problemi…”), poi ancora “il fuoriclasse della mediazione”, “l’agente dei grandi”, e così via.

Le armi in possesso del procuratore sono affilate tra Montecarlo ed Amsterdam, dove hanno sede le due società di cui è rappresentante, rispettivamente la Sportman e la Maguire Tax & Legal (il cui nome è anch’esso ispirato da un film). La sua strategia è chiara da sempre. Non è un semplice agente che media nel caso in cui una società vuole acquistare un giocatore. Raiola si spinge oltre. Fa leva sui media, altera l’ambiente, crea spaccature, mette i giocatori in condizione di dire determinate cose… et voilà, il gioco è fatto. Un gioco a carte coperte, certo, ma il punto nelle sue mani è noto a tutti.


E’ vero che tutto ha un prezzo (Cristiano Ronaldo docet), è vero che tutti siamo importanti a questo mondo ma nessuno è indispensabile (ed Hamsik troverebbe comunque un degno sostituto), ma ancor più vero è che Raiola non ha mai incrociato sul suo cammino un presidente di Serie A come De Laurentiis, capace in pochi anni di calcio di passare dagli ambienti non proprio salubri della terza serie al tavolo dei cinque grandi per la spartizione dei diritti televisivi. E siccome anche lui, come tutti, ha capito a che gioco sta giocando Sua Eminenza, non ha esitato a ribadire l’incedibilità del suo gioiello e che lui, personalmente, non è disposto a far da sponda a nessuno, tantomeno ai procuratori.

Come finirà la battaglia psicologica tra i due duellanti? Lo sapremo di sicuro il 31 agosto, pochi secondi dopo le 19.

Paolo Esposito

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