Lecce – Napoli 2 – 1: piove sul bagnato
Pubblicato da
Andrea
on lunedì 9 maggio 2011
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Lecce – Napoli 2 – 1: piove sul bagnato
Di Paolo Esposito
Al Via del Mare, al novantunesimo, gli osservatori di calcio non hanno potuto fare a meno di notare che Lecce e Napoli hanno avuto nel “passeggiare” una caratteristica comune. Gli azzurri hanno passeggiato nel senso letterale del termine, cioè hanno proprio camminato su e giù per il campo. I salentini, dal canto loro, hanno passeggiato sugli avversari, facendo il bello e il cattivo tempo in campo, non soffrendo mai le sortite offensive partenopee, nemmeno in dieci contro undici, ed anzi hanno dato l’idea di poter sempre controllare il risultato.
Il primo tempo termina e nessuno si accorge che fosse mai cominciato, visto il “corposo nulla” che accade in campo. Tutto è tranquillo, troppo tranquillo, soprattutto sulla panchina azzurra. In realtà è all’inizio della ripresa che ci si accorge dell’imminente rottura degli equilibri. Al quarto una contestata rimessa laterale per il Lecce si trasforma in un’incursione di Olivera, che entra in area dalla sinistra e viene fermato soltanto da un’entrataccia di Campagnaro. Rigore, che Corvia segna rischiando tuttavia di mandare il pallone alto.
Napoli rinvigorito dopo lo schiaffo? Macchè! Al nono lo stesso Corvia, già ammonito, pensa bene di complicare la vita ai suoi facendosi espellere per fallo su Lavezzi, lanciato a rete. Nonostante il risultato di svantaggio e l’uomo in più, Mazzarri insiste con i tre centrali difensivi bloccati dietro, insiste nel tenere sul terreno di gioco uomini completamente fuori condizione (Cavani e Maggio su tutti), insiste a non cambiare le posizioni in campo ai giocatori. Se tre indizi fanno una prova, l’accusa in tribunale parlerebbe di omicidio volontario premeditato.
Ma la vittima, da par suo, cerca almeno di non farsi massacrare dal suo carnefice. Accade quindi che Mascara, entrato in campo insieme a Zuniga al posto rispettivamente di Yebda e Dossena, riceve dallo stesso colombiano un cross dalla sinistra e batte Rosati con un colpo di testa che si infila in rete a pochi millimetri dal braccio teso dello statico estremo giallorosso. Sarebbe il momento di spingere per una squadra che vuole vincere, o di amministrare per una che si accontenta del pareggio. E invece il Napoli decide di perderla.
Cavani, già ammonito per una protesta di durata biblica, si fa espellere per fallo di “frustrazione”, a seguito dell’ennesimo pallone perso al limite dell’area. Pian piano gli azzurri evaporano come nella migliore delle tradizioni idriche (ironia della sorte, il main sponsor è una famosa acqua minerale!). Il Lecce vuole vincere perché vuole restare in serie A e trova il vantaggio con l’uomo del destino, quell’Ernesto Chevanton cresciuto al sole del Salento, poi a rischio cessione a gennaio, quindi autore di gol pesantissimi quest’anno. L’ultimo in ordine di tempo, un tiro da quasi 30 metri che sbatte sulla traversa ed oltrepassa la linea di pochi centimetri, è quasi fondamentale per la salvezza.
Al termine della partita Mazzarri accampa scuse: le tante giornate accumulate (come se gli altri giocassero un altro campionato), l’Europa League affrontata (e in Champions’ l’anno prossimo chi ci va?), la condizione precaria di alcuni giocatori (ma non era lui a volere la rosa ampia, che poi ha avuto?). De Laurentiis è una furia, parla di una squadra indegna, che oltretutto per la prossima partita, contro l’Inter al San Paolo, non avrà Cavani e Mascara, squalificati.
Ma tant’è: il Lecce voleva vincere e ha vinto. E il Napoli…?
Paolo Esposito
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