Roma: Cicinho s’arrabbia e sta a casa (Il Romanista)

L’ESTERNO HA CAPITO CHE OGGI SAREBBE STATO RISERVA E NON HA GRADITO. MA SI È GIÀ PENTITO

Cicinho s’arrabbia e sta a casa

Il brasiliano ha chiesto di essere ceduto, poi Pradè e Conti lo hanno calmato

Stavolta non c’è niente da tener nascosto a nessuno: «Cicinho non verrà a
Milano – risponde Spalletti al cronista che ha notato l’assenza a sorpresa
del terzino brasiliano dall’elenco dei convocati – perché non è stato contento
della distribuzione delle casacche stamattina in allenamento. Ha detto
che così non gli sta bene, si vede che ha qualcosa da chiarire e lo farà con tranquillità
a casa. E poi ne riparleremo martedì». Chiaro e netto come lo schiaffo
virtuale che deve bruciare e chissà ancora per quanto sulla guancia del giocatore:
prima partita, prima finale, e Cicinho per punizione a casa, proprio lui, proprio
il giocatore che nei pronostici della stagione avrebbe dovuto assumersi la
responsabilità della titolarità del ruolo di terzino destro. Caso chiuso? In realtà
lo strappo è ancor più grave perché il giocatore, a torto o a ragione, vive una situazione
familiare non serenissima e il non sentirsi pienamente apprezzato dall’allenatore
ha addirittura reso assai fragile il convincimento di restare alla Roma.
Così, nella concitazione della paventata esclusione dalla formazione titolare
di Milano, già intuita nel corso dell’allenamento di venerdì, ha perso la testa
e senza proferire parola sul campo, ha aspettato la conclusione dell’allenamento
e, dopo un colloquio evidentemente non soddisfacente con Spalletti, ha
infilato la porta della palazzina degli uffici dove ha chiesto a Pradè e a Conti di
essere ceduto. Ma la clamorosa rottura è stata prontamente tamponata dai dirigenti
e la cessione ai brasiliani del San Paolo – destinazione anche familiarmente
gradita dal giocatore – è rimasta una ipotesi che non troverà riscontro
nella realtà. Decisivo, al riguardo, anche l’intervento di Doni, forse il miglior
amico di Cicinho: «Stai sbagliando, non puoi comportarti così». Per questo già
nel pomeriggio il giocatore aveva dato chiari segni di pentimento. Tardi, però,
per far rientrare la clamorosa punizione di Spalletti.
Quella che per tutti resta una immotivata ribellione al sacrosanto diritto dell’allenatore
di scegliere la formazione che ritiene più affidabile, per il giocatore
è solo il gesto quasi consequenziale all’ennesima (teorica) esclusione di fronte
ad una partita di primaria importanza della Roma. Lo scorso anno, infatti, dopo
l’iniziale periodo d’ambientamento tattico, Cicinho aveva trovato apprezzabile
continuità di rendimento e puntuale collocazione in campo, suggellata dalla
portentosa prestazione di Madrid. Ma le scelte successive di Spalletti furono
di segno opposto: Cicinho rimase fuori sia all’andata sia al ritorno dal doppio
confronto col Manchester ai quarti (dove peraltro la Roma mostrò tutti i suoi
limiti relativamente alla timidezza), rimase fuori dalla decisiva sfida con il Catania
all’ultima giornata di campionato, rimase fuori dalla finale di Coppa Italia
con l’Inter. Logico che in qualche modo ne fosse deluso, soprattutto in virtù
della scelta compiuta ai tempi del Real di lasciare Madrid proprio per trovare finalmente
una realtà tecnica all’avanguardia nella quale esprimersi con continuità.
Di fronte alla nuova stagione, però, Cicero è ripartito con tutto il carico dell’entusiasmo
che pure i pronostici tecnici autorizzavano: Cicinho e Riise la nuova
coppia di esterni di spinta sui quali poggiare l’entusiasmo della Roma 2008-
2009, le prime amichevoli giocate da titolare (anche per la contemporanea indisponibilità
di Cassetti), l’assenza per indisposizione solo dalla sfida di Londra
col Tottenham (peraltro l’unica vera scoppola rimediata dalla Roma); quindi il
lavoro di preparazione per la prima sfida che conta, quella di stasera di Supercoppa
con l’Inter. Una ventina di giorni fa le prime avvisaglie delle crepe col tecnico
che di fronte all’ennesima spericolata discesa sulla fascia del giocatore l’ha
rimproverato aspramente per la sua scarsa attenzione difensiva: «Così non ti
farò più giocare». Ieri il patatrac: Spalletti assegna le casacche dando conferma
ai sospetti del giocatore, con lo schieramento nella stessa squadra di Cassetti al
fianco di Mexes, Juan e Riise. Un borbottio a dissimulare il fastidio, poi la clamorosa
richiesta ai dirigenti. Poi il caso è rientrato. Lasciando aperti tutti gli interrogativi
sul resto della stagione.

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