Campionato al via, anzi no. Il Napoli prende Pandev, cede Ruiz e punta un difensore

Campionato al via, anzi no. Il Napoli prende Pandev, cede Ruiz e punta un difensore

Di Paolo Esposito

Benvenuti in Italia, paese dove non si sciopera, bensì si “rinvia ad oltranza”. Benvenuti in Italia, dove il calcio perde inesorabilmente fascino internazionale, ma guadagna di giorno in giorno motivi per capire che il sistema è al collasso. Benvenuti in Italia, dunque, a poche ore dal calcio d’inizio del campionato, che non ci sarà.

Domenica alle 18 il Napoli avrebbe dovuto esordire in casa contro il Genoa. Tutto pronto. Lavori di adeguamento agli standard UEFA per la Champions, più di diecimila abbonamenti già sottoscritti, quasi trentamila i biglietti già venduti e pienone all’orizzonte per quella che tradizionalmente è una festa per i tifosi del San Paolo. E invece no, si blocca tutto, anzi slitta, per dirla con il gergo tecnico coniato dai protagonisti in questi giorni.

Già, i protagonisti. Ma chi sono, che volto hanno e come si è arrivati a ciò? Facciamo una premessa. Non è proprio un anno fortunato per lo sport nel mondo. I cestisti della NBA hanno proclamato il “lock-out” fino a novembre: non si possono organizzare amichevoli o summer camp, i giocatori non ricevono gli stipendi e non è ammissibile alcuna operazione di mercato. Sempre in America, i giocatori di football e i proprietari delle franchigie hanno trovato in extremis un accordo per la spartizione delle entrate, scongiurando la serrata. Per fare un esempio più vicino alla Serie A italiana, in Spagna i giocatori della Liga hanno bloccato la prima giornata di campionato, per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi ai calciatori di alcuni club.

E in Italia? I nodi da sciogliere sarebbero due. Il primo ha del paradossale e riguarda il cosiddetto “Contributo di solidarietà”. Premesso che si tratterebbe di imposizione una tantum sull’ingaggio dei calciatori, ancorché non ancora approvata dal Parlamento (sarebbe il primo caso di sciopero preventivo!), è quantomeno anomalo che un Presidente del Governo come quello italiano approvi una norma del genere. Il Presidente del Governo italiano, come noto, ha una serie di attività private di riferimento, tra le quali il calcio (anche se non ricopre ufficialmente alcuna carica). In un paese in cui si gioca negli stadi più brutti e vecchi d’Europa, i vivai forniscono una miserrima percentuale di calciatori alla prima squadra e sempre più campioni decidono di andar via dall’Italia (o non venirci proprio), il Contributo di solidarietà è quello che ci vuole per assestare un deciso calcio alla gola ai danni di un sistema già in ginocchio.

Il secondo motivo è quasi ridicolo. Nella discussione sul nuovo contratto, i presidenti dei club hanno provato ad inserire un comma che prevede allenamenti differenziati per i giocatori “fuori rosa”, ossia quelli che l’allenatore non ritiene essere all’altezza della prima squadra. Ovviamente i calciatori, attraverso la loro associazione manovrata dai procuratori, si sono opposti e la fatidica firma non è arrivata. Sarebbe a questo punto opportuno un ragionamento da parte del signor Damiano Tommasi, presidente dell’associazione con la faccia del bambino che ha appena combinato una marachella, consapevole di aver fatto il passo più lungo della gamba. Quando un club acquista un calciatore, il suo valore è dato dal “mercato”, è una libera contrattazione. Ci può stare che gli stipendi arrivino a 20 milioni all’anno (come Eto’o). Ma cosa accade nel momento in cui un presidente o un allenatore si accorgono che quel giocatore rappresenta un investimento sbagliato? Hanno il diritto di far valere i propri interessi mandandolo via o comunque tenendolo lontano dagli equilibri dello spogliatoio? Oppure un gruppo intero, staff tecnico compreso, il patrimonio umano di una società di calcio, deve sottostare ai vizi e alle virtù di pochi se non un solo elemento negativo? La libera contrattazione potrebbe esistere anche in questo, basterebbe un po’ di buon senso.

Con questo sciopero si è palesemente arrivati al punto di non ritorno in quanto le parti hanno dimostrato con i fatti di non voler dare il via al campionato senza l’obbedienza alle rispettive condizioni. La settimana di pausa, con in mezzo svariati tentativi di “accordi ponte”, sarà solo una lunga agonia che si trascinerà fino alla vigilia della seconda giornata.


Nel frattempo il Napoli è attivissimo in questi che sono gli ultimi giorni prima della chiusura del mercato. Arriva Pandev dall’Inter, un rinforzo importante che rappresenta la primissima alternativa al tridente d’attacco titolare. Una curiosità: Pandev è stato il giustiziere del Bayern Monaco, prossimo avversario del Napoli in Champions. Con una prestazione fantastica e una bellissima rete nel finale contribuì a battere i campioni bavaresi e a qualificarsi ai quarti di finale. Chissà quanto ci ha pensato De Laurentiis, visto che la telefonata a Moratti è stata fatta mezz’ora dopo la fine del sorteggio dei gironi.

In difesa si muove ancora qualcosa. Il Valencia ha offerto otto milioni più bonus per rilevare a titolo definitivo Victor Ruiz, pagato sei milioni a gennaio. Il presidente azzurro ha ammesso che “a caval donato non si guarda in bocca”, quindi il difensore spagnolo è destinato a tornare in patria, ma non prima di aver trovato una valida alternativa, visto anche l’infortunio che terrà lontano dai campi Britos per un paio di mesi. Si parla di Bocchetti, di Astori e di Toloi, giovane difensore brasiliano che gioca in patria nelle file del Goiàs. Almeno fino a fine mese, in mancanza di calcio vero i tifosi si consolano con il mercato.

Paolo Esposito

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1 commenti:

G3nnaro ha detto...

Lo sciopero è veramente una presa in giro, se non altro per le condizioni che ci sono oggi nel paese.Il diritto di sciopero è garantito a tutte le categorie dei lavoratori, è vero.. allo stesso tempo però bisognerebbe prendere visione del contesto e rendersi conto.

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