Per l’Inter un 2010/11 da 7 in pagella
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Andrea
on mercoledì 1 giugno 2011
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Per l’Inter un 2010/11 da 7 in pagella
Di Mauro Giordano
Con la finale di Coppa Italia vinta contro il Palermo va in archivio la stagione 2010/11 dell’Inter. Come sempre, alla fine di un’ annata sportiva, bisogna stilare un bilancio. E inevitabilmente si fa riferimento ai 12 mesi precedenti, se non altro per rendersi conto se i risultati siano migliorati o peggiorati. Nelle pagelle scolastiche il 7 corrisponde a un «buono». Ovvero «Hai lavorato bene, ma non hai fatto il massimo».
In casa interista, replicare le vittorie ottenute con José Mourinho significava compiere un’impresa. La sera del 23 maggio 2010, dopo il trionfo di Champions contro il Bayern Monaco, in molti avevano capito che senza lo Special One si andava incontro a un anno sabbatico. Una cosa normalissima, visto il legame profondo che il mago di Setúbal aveva saputo creare con l’ambiente nerazzurro e la stanchezza fisica e mentale che poteva, e alla fine dei giochi ha accompagnato, la squadra.
L’era di Rafael Benitez ha preso il via proprio dai trionfi del portoghese. La vittoria nella Supercoppa italiana per 3-1 contro la Roma sembrava il viatico verso un rapporto di fiducia molto lungo. Ma le nubi si addensavano dietro l’angolo e la sconfitta per 2-0 contro l’Atletico Madrid nella Supercoppa europea è stata una piccola grande delusione. La condizione fisica non ancora ideale venne identificata come la causa scatenante di un prova così incolore. Da lì in poi prestazioni altalenanti: in Italia e in Europa si assisteva a partite giocate con grande attenzione e straordinario ordine tattico, alternate da incontri svogliati e privi di idee.
Così il Mondiale per club di dicembre si è imposto come un banco di prova definitivo. Il torneo è stato disputato in modo impeccabile. Avversari come i coreani del Seongnam e i congolesi del Mazembe hanno rappresentato solo piccoli ostacoli verso quella soddisfazione che mancava da 45 anni. L’Inter è salita così sul tetto del mondo ma il rapporto tra il presidente Moratti e Benitez subì l’ultima spaccatura. I mesi di gestione dell’allenatore madrileno hanno portato due trofei ma anche uno svantaggio in campionato di 13 punti dai cugini milanisti e una qualificazione alla fase finale di Champions ottenuta a fatica. Due i grandi alibi a favore dell’ex tecnico del Liverpool: un mercato non all’altezza, colpa della società, e numerosi infortuni.
Dal mercato ha avuto inizio l’avventura di Leonardo. Il brasiliano ha potuto contare su quattro acquisti . Ranocchia e Pazzini sono stati arrivi importanti che hanno colmato dei buchi decisivi nella prima parte di stagione. Inoltre sono giovani e italiani, una vera e propria novità dalle parti di Appiano Gentile. Alla fine il «Pazzo» ha realizzato 11 gol, Ranocchia ha dimostrato pienamente di essere il miglior difensore italiano in circolazione. Kharja, ma soprattutto Nagatomo hanno dato un grande aiuto alla squadra. Il giapponese si è rivelato molto duttile nel coprire sia il ruolo di terzino destro che sinistro. Anche Benitez avrebbe gradito.
Se non fosse stato per i primi dieci giorni di aprile Leonardo sarebbe da santificare, ma la sconfitta per 3-0 nel derby di ritorno contro il Milan e l’eliminazione europea per mano dello Schalke 04 pesano nel giudizio sulla sua guida. O perlomeno, hanno pesato. Aver conquistato la Coppa Italia e avere degli ottimi numeri gli consegnano una chance anche per l’anno prossimo. Alla fine ha ottenuto 21 vittorie, 4 pareggi e 7 sconfitte. Con 12 successi casalinghi consecutivi ha battuto un record che durava da quarant’anni.
Il suo punto debole è stata la fase difensiva, troppi i gol presi. La squadra ha recuperato un equilibrio solo nelle ultime partite, proprio dopo le imbarcate prese dai cugini e dai tedeschi. La scelta di spostare Cambiasso dalla posizione di muro davanti alla difesa resta un mistero e il suo 4-2-fantasia, ha funzionato solo contro le piccole. Il grande merito è stato rivitalizzare un gruppo che appariva svuotato dalle pretese di Benitez e bisogna considerare che guidare una formazione che nell’anno precedente ha vinto tutto non è facile. La prossima stagione dovrà dimostrare di essere definitivamente maturato come allenatore.
L’Inter non è il Barcellona. I blaugrana hanno disputato l’ennesima annata straordinaria nonostante molti dei suoi titolari fossero reduci dal Mondiale vinto con la Spagna. E così cade l’alibi della stanchezza. Evidentemente Messi e compagni sono superiori. Con i giusti innesti e non con le rivoluzioni che molti esagerano a presagire, però si può tornare a vincere su tutti i fronti. Con Julio Cesar, Lucio, Maicon, Samuel, Cambiasso, Zanetti, Sneijder e soprattutto un Eto’o capace di segnare 37 gol stagionali si può riprendere quel rapporto con la vittoria che grazie alla vittoria contro il Palermo non si è interrotto. Si deve capire quali senatori siano ancora utilizzabili e guardarsi intorno per cercare le alternative. Ecco perché il 7 può essere un voto di buon auspicio. È il numero di Pazzini. Un buon presente, per un ottimo futuro.
Mauro Giordano
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