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La seconda vita di Hidetoshi Nakata
Pubblicato da
Andrea
on martedì 29 gennaio 2008
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Amarcord As Roma
PARIGI, 29 gennaio 2008 – Prima, ogni suo movimento era seguito da uno sciame di giornalisti e da una corte di assistenti e fan. Oggi, viaggia per il mondo, da solo, zaino in spalla. E’ la nuova vita di Hidetoshi Nakata, la prima vera star del calcio giapponese, forgiata tra Serie A e Premier League, che dorme se capita tra i rifugiati della guerra irachena e non rinuncia mai a una partitella di calcio con i ragazzini per strada.
SCOPRIRE – "Quando ero calciatore – racconta Nakata all’Equipe – ho viaggiato molto, ma ho visto solo hotel, stadi, aeroporti. Avevo voglia di partire da solo alla scoperta di paesi e popoli che mi affascinano. Ho voglia di vedere da me il mondo, non attraverso i giornali o la tv".
RIFUGIATI - Così, l’ex centrocampista di Perugia, Roma, Parma, Bologna, Fiorentina e Bolton, andato in pensione a 30 anni dopo i Mondiali tedeschi, si è messo uno zaino in spalla e ha cominciato a viaggiare. Prima l’Asia: Cambogia, Vietnam, Laos, Indonesia, Buthan. Poi Medio Oriente, dalla Giordania fino al sultanato dell’Oman ai confini con l’Iraq, in un campo di rifugiati. "La gente ha paura di quei posti perché non sa che oltre alla guerra c’è gente stupenda. Se si viaggiasse di più ci sarebbero meno pregiudizi idioti". Parole sante.
ORIZZONTI – Il nuovo Nakata è lontano dai canoni di idolo metrosexual in cui era stato rinchiuso. Basta mesh e look ultratrendy. Spazio a capello lungo da viaggiatore e barba incolta. "Sono un ragazzo semplice e voglio che la gente mi veda come un tipo normale, non come un calciatore famoso. Quando la gente mi riconosce, spiego che sono un semplice cittadino alla ricerca di nuovi orizzonti".
CALCIO – Il passato però ritorna e Nakata non rifiuta mai una partitella che sia su un campo sterrato del Laos o una stradina di qualche paesello del Sud America dove è arrivato da poco: "Ho sempre la stessa passione da quando ho dieci anni. Per me è altrettanto piacevole giocare a piedi nudi per strada o in uno stadio mitico. E poi giocare una partitella è il modo migliore per farsi degli amici, viaggiare, scoprire il mondo vero. Il calcio è uno sport incredibile, praticato ovunque, amato in ogni paese che ho visitato".
TAPPE – Dopo l’America del Sud tocca l’Africa. Ancora una volta da solo, zaino in spalla, alla scoperta di un continente che non ha mai visto e che vive della sua stessa passione d’infanzia. "Questo giro del mondo – spiega il giapponese – mi serve per capire qual è il mio ruolo e come, nel mio piccolo, posso essere utile al mondo".
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