Il dubbio è: sorridere per la saggezza o immalinconirsi per gli sperperi? In attesa di sciogliere il dilemma, vi diciamo che — conti alla mano — l'undici titolare della Roma vincitrice a Palermo è costato assai meno di Fernando Torres al Liverpool (36 milioni), poco più della metà dell'accoppiata Anderson-Nani al Manchester United (46), come Pepe al Real Madrid o il tandem Suazo-Chivu all'Inter (30), oppure una manciata di milioni in più della scommessa-Pato al Milan (22).
Già, perché la squadra giallorossa è costata «solo» 29,6 milioni, contro i 153,2 degli undici della Juve, i 97,5 dei titolari-Milan e i 75 di quelli dell'Inter. Insomma, viste le premesse stagionali, un lavoro quasi da standing ovation per l'amministratore delegato Rosella Sensi, il d.s. Daniele Pradè, la responsabile finanziaria Cristina Mazzoleni, il direttore tecnico Bruno Conti e, ovviamente, il deus ex machina Spalletti.
Dietro il «miracolo » giallorosso ci sono tre ragioni: un settore giovanile tra i primi al mondo, un monitoraggio attento del mercato e un budget da monitorare sempre con attenzione viste le recenti sofferenze. Per questo la Roma può vantare di non aver dovuto spendere un euro per Totti, De Rossi e Aquilani e di aver potuto prendere a parametro zero Doni, Tonetto e Taddei, concentrando così il capitolo spese su Panucci (pagato 9,8 milioni nel 2002), Vucinic (7, ma è in comproprietà), Mexes (7 secondo il parametro stabilito dalla Fifa), Giuly (3,2) e Cassetti (2,6).
Da gazzetta.it






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