Intervista a Doni

Doni, due anni dopo, come si sente alla vi­gilia della sua terza stagione in Italia?
«Bene, normale, perché?».


Beh in due anni la sua carriera e quindi la sua vita sono cambiate parecchio.
«In campo sportivo è vero che qualcosa è cambiato, per il resto è tutto come prima, anzi ho un figlio in più e ne sono felicissimo».

Quando è sbarcato a Roma quante possi­bilità si dava di sfondare?
« Non è una questione di chance. Avevo preso la mia decisione, quella di puntare su di me, avendo una certezza: se riesco a gio­care nella Roma tutto il mondo lo saprà».

C’è riuscito. Ed è arrivato alla maglia da titolare del Brasile.
«Quello, appunto, che ho appena detto. Se devo darmi un merito è che sono stato bra­vo a sfruttare la mia chance. Poi il mio gra­zie va a Spalletti e al preparatore dei portie­ri, Bonaiuti».

Pensare che una volta si diceva che in Brasile in porta mettevano quelli scarsi.
«Ora si può dire che, invece, c’è una scuo­la di portieri brasiliani. In Europa ce ne so­no tanti. E sono bravi. A cominciare da Dida e Julio Cesar».

Julio Cesar lo incrocerà domani sera a San Siro, in palio la Supercoppa.
«Ora in Nazionale ci siamo io e lui, chi sa­rà il titolare non è un problema. Roma con­tro Inter, comunque, non sarà certo Doni contro Julio Cesar».

Chi si porta a casa il primo trofeo?
«Spero la Roma. Dopo coppa Italia e cop­pa America, non mi dispiacerebbe fare il tris».

Ce la può fare anche questa Roma infor­tunata e balbettante di questo inizio di sta­gione?
«Ora cambia tutto. Si fa sul serio. Abbiamo grande rispetto dell’Inter, ma la Roma vuo­le vincere. Non sono preoccupato per le sconfitte di questo precampionato, ci stanno nel periodo di preparazione, del resto anche lo scorso anno le partite d’agosto le perdem­mo quasi tutte».

E’ una Roma più forte di quella della pas­sata stagione?
«Sì, siamo più forti. Soprattutto siamo di più. Nel passato campionato qualche punto per strada l’abbiamo lasciato a causa di in­fortuni e squalifiche».

Per due stagioni la Roma ha avuto una delle difese migliori del campionato. In que­sto precampionato avete subito una valanga di gol. C’è da preoccuparsi?
« No. Ripeto, è precampionato. E poi per spiegare i gol incassati non si può fare un di­scorso di reparto difensivo».

E che discorso bisogna fare?
«Di collettivo. Se tutta la squadra funzio- na ed è al top della condizione atletica, sta­te tranquilli che di sicuro si prendono meno gol».

Supercoppa a parte, per lo scudetto l’In­ter farà un’altra passeggiata di salute?
« Non penso proprio » .

E’ una sfida?
«No, è la realtà. Fermo restando che que­sta Roma per me si può giocare lo scudetto sino all’ultimo. Anche se per il titolo biso­gnerà tenere conto che il prossimo sarà un campionato molto diverso da quello passa­to ».

In che senso?
«Che quest’anno ci sarà molto più equili­brio. Non ci sono solo Inter e Roma. Il Milan è il Milan, è tornata la Juventus, Lazio, Fio­rentina e Palermo sono più forti, ci sarà an­che il Napoli. Per questo credo che sarà un campionato molto più coinvolgente dell’ulti­mo. Non ci saranno fughe e vantaggi abissa­li ».

E’ andato via Chivu, è arrivato il suo con­nazionale Juan. Chi ci ha guadagnato?
«Questo lo dirà il campo. Io però posso di­re una cosa».

Prego.
«La Roma con Juan ha acquistato un gran­de campione. In rapporto anche a quello che è stato pagato, io credo che l’acquisto di Juan si possa rivelare come il migliore di questo mercato».

E’ stato suo compagno nel Brasile che ha vinto la coppa America.

«Appunto, parlo per averci già giocato in­sieme. E’ un difensore completo, di grande esperienza internazionale, ha un senso tatti­co formidabile e fa giocare tranquilli i suoi compagni di difesa. Ora si è infortunato, ma io spero che per la seconda di campionato possa esordire con la maglia della Roma. Questo è il suo desiderio che non vede l’ora di cominciare a fare sul serio».

Questa Roma sembra tornata quella degli anni ottanta, è sempre più brasiliana.

«La cosa, ovviamente, non può che farmi piacere, anche perché per chi arriva è mol­to più semplice ambientarsi trovando tanti connazionali. In effetti ora siamo in cinque, io, Julio Sergio, Taddei, Mancini e Juan. E forse non è finita qui».

Sa allora qualche cosa a proposito del fu­turo di Cicinho?

«No, no, queste sono cose che spettano al­la società. Certo è che io sono grande amico di Cicinho, lui è stato il testimone al mio ma­trimonio ».

Siete tuttora in contatto?

« Ci sentiamo tutti i giorni, l’ultima volta ieri (giovedì ndr), parliamo di tutto, siamo amici veri».

Come è nata la vostra amicizia?
«Siamo stati tre anni insieme al Botafogo, prima nella formazione Primavera, quindi in prima squadra. Quando eravamo molto giovani io, Cicinho e Leandro abbiamo anche vissuto nella stessa casa per un anno».

Cicinho le ha detto se e quando arriverà alla Roma?

«No. Però mi ha detto che sa che la Roma lo vuole e che lui sarebbe molto felice di po­ter venire a giocare qui».

Arriverà?
«Io lo spero. Per lui e per la Roma che con Cicinho acquisterebbe un grande giocatore».

Pensa che possa adattarsi subito nel cam­pionato italiano?

«Io penso che lui sia un campione. Lui è da Nazionale, se non si fosse male lo scorso an­no, avrebbe vinto con me la coppa America. Ha qualità importanti, corsa e piedi buoni».

Che ricordo si è portato dietro della vitto­ria in coppa America?
« Entusiasmante. E’ stata un’esperienza bellissima, un’esperienza che mi ha regala­to una grande gioia e chiuso due anni fanta­stici della mia carriera. Ma sia chiaro che tutto mi sento meno che arrivato. Io ogni vol­ta che vado in campo riparto da zero».

Sarà capace di farlo anche la Roma di quest’anno?

« Non ho dubbi a proposito. Qui c’è un gruppo vero, siamo pronti a tornare la Ro­ma ».

Il suo contratto è in scadenza nel giugno del 2009. E’ pronto a ridiscuterlo?

«No, perché?».

Di solito un giocatore, soprattutto se è mi­gliorato fino al punto di arrivare in Naziona­le, la prima cosa che fa è andare a ridiscu­tere, prolungare e adeguare il contratto.
«Di solito. Io non sono così».

E Doni com’è?
«Uno che può aspettare sino al primo lu­glio del 2009 per discutere del suo nuovo contratto».

Addirittura.
«E’ così, ve lo assicuro. Non c’è fretta per parlare del mio nuovo contratto. Ne ho uno, lo rispetterò sino in fondo senza chiedere au­menti. Poi parleremo. E io partirò da un pre­supposto: voglio rimanere alla Roma».

(Corriere Dello Sport)
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