Fabio Capello inizia a prendersi le prime gustose rivincite morali, anche se ad appena due mesi dall’addio-esonero non avrebbe mai pensato che il suo nome e il suo stile potessero essere già così rimpianti dalla gente del Real Madrid. Tutti lo invocano: i giornali, le radio e i tifosi fanno a gara per ricordalo e soprattutto confrontarlo con Bernd Schuster, l’attuale allenatore delle merengues. «Una punizione impensabile con Capello in panchina» ha sottolineato Marca e di «Duro castigo» parla anche As. Capello si gode questo momento di vendetta personale, anche se adesso deve pensare ad altro. Domani l’ex allenatore di Milan, Roma e Juventus tornerà al primo amore televisivo e commenterà per Raiuno l’amichevole di Budapest tra Ungheria e Italia.
Il Real Madrid, invece, domenica notte ha vissuto un incubo pesante, ma ad occhi aperti: consegnare al Bernabue la Supercoppa di Spagna ai rivali del Siviglia dopo esser stati umiliati in campo 3-5. Un risultato assolutamente impensabile soltanto pochi mesi fa, quando il Real magari non divertiva i propri tifosi in attacco, ma non li faceva vergognare così tanto in difesa. Tutti quelli che dicevano che Fabio Capello era un tirchio, catenacciaro e non degno per il migliore club di calcio del ventesimo secolo, ora devono rimangiarsi le parole e chiedono scusa al tecnico capace di vincere la Liga dieci anni dopo la prima esperienza spagnola.
Ora quel tipo di gioco viene riconsiderato e soprattutto rivalutato per quello che può portare: vittorie e titoli. Non di giornale, ma sul campo. L’accusa più forte nel processo a Schuster è che la promessa di vedere un Real Madrid spumeggiante è già stata ampiamente tradita. Anche perché‚ si era incautamente fatto precedere a Madrid da spavaldi proclami di ritorno ad un gioco spettacolare, finalmente degno del Real e della sua platea. Ma fino ad ora si sono divertiti soprattutto gli avversari. E l’ambiente presto potrebbe decidere di presentargli il conto. Intanto, dopo la cinquina inflittagli dal Siviglia, prima ha assicurato di non essere preoccupato. Poi se l’è presa con l’arbitro ed i giornalisti.
Il Real non gira nonostante gli investimenti importanti: il difensore centrale Pepe (30 milioni di euro), il centrocampista dell’Ajax Snejider (27 milioni) e Drenthe, la giovane promessa del Feyenoord (14 milioni). Invece, la base della squadra resta quella dell’anno scorso ma con un diverso schema tattico che non funziona. E l’uomo chiamato a risolvere i problemi delle «merengues», l’attaccante Ruud van Nistelrooy che era stata la scommessa principale di Fabio Capello nella passata stagione, non ha ancora dato il suo pesante contributo in precampionato e nel primo appuntamento ufficiale in Spagna.
I confronti a Madrid impazzano perché sono i tifosi per primi a chiederli. L’ultima volta che il Real ha cambiato un allenatore, dopo avere vinto la Liga, risale alla presidenza di Florentino Pérez con Vicente Del Bosque silurato senza troppi problemi. Il resto è storia nota. Sei tecnici chiamati a riportare in alto lo spirito dei «Galattici»: Queiroz, Camacho, García Remón, Luxemburgo, López Caro e Capello. Nel mezzo ben quattro presidenti hanno guidato il Real Madrid: Florentino Pérez, Fernando Martín, Luis Gómez-Montejano e Ramón Calderón. Gran rivoluzione, ma un solo titolo conquistato. La Liga vinta dal tanto ripudiato ed ora rimpianto Don Fabio Capello. Le statistiche si incrociano con la scaramanzia, ma la tensione a Madrid cresce di ora in ora. La prossima prova del nove per Schuster e il Real sarà sabato 25 con il debutto in campionato nella sfida più sentita di Madrid. Il derby con l’Atletico in un Bernabeu pieno di tifosi già pronti a gridare forte il nome di Capello.
Da Lastampa.it
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