Il colpo di mercato che tutti aspettano tarda, ma ormai è questione di giorni

Cicinho è slittato
ma tanto arriva

Pradè e la Mazzoleni tornano a casa a mani vuote. Il Real dopo la scoppola in Supercoppa col Siviglia non può cedere il brasiliano senza fare un colpo. Ma il giocatore vuole solo la Roma e ieri sera lo ha detto ai dirigenti madridisti. Ora torna tutto in discussione. Ma forse no


Il dietrofront è stato clamoroso, con una recidiva che a questo punto getta ombre nerissime sulla professionalità degli uomini che lavorano per il Real Madrid e sui rapporti interni tra il presidente Calderon, il "segretario sportivo" Predrag Mijatovic e l'allenatore Bernd Schuster. Come avvenuto appena qualche giorno fa col Milan per Emerson, infatti, ieri i dirigenti madridisti hanno fatto marcia indietro con la Roma rispetto alle rassicurazioni del giorno precedente rimettendo in discussione prima addirittura il trasferimento di Cicinho, ormai praticamente concordato, e poi l'accordo economico, raddoppiando, quasi, il prezzo richiesto per lasciar partire l'esterno brasiliano (da 8,5 milioni a 15). Ma l'alleato più fedele della Roma a questo punto è proprio il giocatore stesso ed è lui che con toni anche accesi, ieri sera ha detto chiaro e tondo a Mijatovic e al consigliere del presidente Calderon, Carlos Bucero, che allo stato delle cose non c'è altra soluzione che la cessione alla Roma. Per oggi sono attesi sviluppi, ma di certo gli avvenimenti della giornata di ieri hanno rimesso tutto in discussione.
Ci sono stati momenti di altissima tensione, ieri, appena addolciti dalla gioia che il ds Pradè ha condiviso solo telefonicamente con gli altri dirigenti e con qualche giocatore per la conquista della Supercoppa. Invece di unirsi al resto della comitiva giallorossa nel viaggio per Milano, infatti, domenica Pradè è partito per Madrid, convinto dalla necessità di definire personalmente la trattativa dopo l'ultima formale apertura concessa da Mijatovic a Bronzetti, il mediatore mandato appositamente in Spagna già sabato. L'accordo sulle cifre era infatti pressocché raggiunto, sulla base di un importo di 8,5 milioni di euro più un bonus da definire in caso di piazzamento in Champions League. Col giocatore, invece, l'accordo era blindato già dal giorno di Ferragosto, sulla base di uno stipendio fisso di 2 milioni di euro, più 200.000 euro di incentivi legati alle presenze e un'altra cifra mobile in caso di raggiungimento di determinati obiettivi sportivi. Ma l'elemento d'ostacolo che, stando alle informazioni di domenica sera, nessuno poteva immaginare ha assunto le silhouette leopardesca dell'attaccante del Siviglia Kanoutè, autore della tripletta che ha devastato le ambizioni del Real nella finale di Supercoppa spagnola alla quale ha assistito anche Daniele Pradè. La sconfitta (5-3), con Cicinho dispensato dalla partita, ha ufficialmente aperto la crisi della squadra madridista e ha fatto esplodere il malcontento della tifoseria, infuriata alla fine dell'incontro tanto da prendere d'assedio lo stadio e impedire l'uscita dei dirigenti fino alle due di notte.
Pradè ha atteso vanamente di potersi riunire con Mijatovic e con gli altri dirigenti e dopo aver cenato da solo si è recato in albergo, convinto di poter chiudere poi la questione il mattino successivo. Nessuno poteva immaginare che razza di crisi avesse aperto la sconfitta col Siviglia. E infatti ieri mattina la responsabile della programmazione finanziaria, Cristina Mazzoleni, è partita regolarmente per Madrid, come da programma. Ma mentre la dirigente con delega di firma raggiungeva la Spagna, a Pradè arrivava la doccia gelata: invece di accoglierlo negli uffici del Bernabeu, i dirigenti madridisti erano in riunione con l'allenatore Schuster per trovare i motivi della crisi e la soluzione indicata è stata proprio l'acquisto di un esterno destro con particolari propensioni offensive. Tre i nomi individuati: Quaresma, Robben o Daniel Alves. Oppure? Tenere Cicinho. L'indicazione a Pradè, nella tarda mattinata di ieri, è stata proprio questa: «Schuster non vuole più privarsi di Cicinho». Alle ortiche tutto il lavoro preparatorio di Bronzetti, il Real aveva cambiato idea in maniera clamorosa. Poi l'ennesimo ripensamento: «Caro Daniele, dacci ancora qualche ora di tempo. Alle 15 ti diamo una risposta definitiva». E puntuale, all'orario indicato, è arrivata l'ultima pretesa del Real: «Ok, si può vendere. Ma solo in cambio di 15 milioni di euro». Deluso, fiaccato, infuriato, Pradè ha fatto le valigie ed è ripartito per Roma con la dottoressa Mazzoleni.
E mentre i due dirigenti tornavano a Roma, a Madrid proseguiva l'opera di Ernesto Bronzetti, a sua volta piuttosto risentito con i dirigenti delle merengues che per la seconda volta sconfessavano un accordo già preso. Ma dal suo punto di vista non era quello il momento per risentirsi, semmai quello di cominciare una nuova mediazione che, in breve, ha portato dei frutti generosi. Il Real ha infatti concesso una nuova apertura, chiedendo ulteriori 24 ore per una risposta definitiva. Proprio mentre il giocatore opponeva il suo sdegnato rifiuto: «Non accetto altre destinazioni che la Roma. Altrimenti resto qui».

Da ilromanista.it


Sono perplesso da questo articolo: tutte le testate più importanti riportano di una richiesta del Real di 9 milioni di €, il Romanista spara 15 milioni di €. Inoltre la trattativa secondo molte fonti sarebbe già conclusa, soltanto che il Real vorrebbe mettere a segno un colpo (o quantomeno definirlo) prima di cedere qualcuno della rosa. Non mi sembra che questo pezzo rispecchi la realtà.
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