Napoli – Lazio 0-0: la noia del sabato sera

Napoli – Lazio 0-0: la noia del sabato sera

Di Paolo Esposito

C’era una volta una squadra che si esaltava di sera, davanti al suo pubblico. C’era una volta una squadra che non concedeva niente a nessuno tra le mura amiche, grandi medie e piccole. C’era una volta una squadra che era arrivata terza l’anno scorso, e che con una rosa rinforzata non riesce nel colpo di reni per riagganciare la vetta. C’era una volta il Napoli, che ora non c’è più.

Perdere punti con le piccole, con tutto il rispetto per Chievo, Catania e Parma, ci può stare. Non fare risultato nell’imminenza della Champions potrebbe sembrare episodico, il dispendio di energie è evidente e tangibile. Pareggiare contro una Lazio a dir poco rimaneggiata, giocando dopo due settimane d’inattività e dando segni di vita per 15 minuti su novanta, invece, fa sorgere seri interrogativi.

Le fonti di gioco sono sempre le solite. Palla a Lavezzi che deve inventarsi qualcosa, oppure pallone sulle fasce sperando in qualche buon inserimento. Diversamente, palla lunga e come va, va. Viene da pensare che l’unica idea di calcio praticabile con quest’organico sia correre a duecento all’ora per tutta la partita, ovviamente quando il fisico lo consente. Questa è la sintesi impietosa di un progetto tattico che nel tempo s’involve, per non dire implode. I giocatori sembrano confusi, spaesati, e in particolari situazioni di gioco, tipo quando ci si trova sulla trequarti avversaria in posizione centrale, preferiscono tornare sui propri passi invece di cercare la profondità.


La partita segue un canovaccio ben preciso. La Lazio gestisce l’ottimo punto, da guadagnare in una situazione di piena emergenza che vede Reja rinunciare tutto in una volta a Dias, Biava, Mauri e Klose, con in campo Cissè che zoppica dalla metà del primo tempo, Konko fuori dall’intervallo e Sculli che termina in ginocchio per i crampi. Il Napoli spinge, poco, trascinato dai soliti Lavezzi e Maggio, gli unici in grado di cambiare marcia. Cavani non pervenuto, Hamsik e Inler visibili a tratti, Dossena e Dzemaili sterili. Chi subentra dalla panchina, Gargano e Pandev, non ha impatto sulla gara.

Finisce con il Napoli che ha molto da recriminare. Contro il secondo assistente dell’arbitro, che chiama un fuorigioco inesistente a Maggio in un’azione in cui il Napoli aveva anche segnato. Contro la sfortuna, o contro Marchetti, o contro Lavezzi, separatamente o tutti e tre insieme, sotto braccio, in almeno tre occasioni sciupate grossolanamente dal Napoli.

Ma nulla è perduto che non si possa ritrovar cercando, dice un vecchio proverbio. E le cose da cercare sono tante, dalla vittoria al gioco, da un’identità di gruppo a qualche idea in più da mettere in pratica sul campo. Non resta che mettersi all’opera, a partire da martedì, quando per i napoletani andrà in scena la madre di tutte le partite.

Paolo Esposito

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